Razionale. Scopo del presente studio è stato quello di valutare l’appropriatezza di prescrizione e l’utilità dell’esecuzione dell’ecocardiogramma in 309 pazienti studiati in un contesto ambulatoriale.
Materiali e metodi. I dati sono stati raccolti mediante un questionario riempito dai cardiologi che eseguivano gli esami. L’appropriatezza della prescrizione era giudicata in base alle linee guida internazionali e classificata come classe I: appropriata, classe II: dubbia, classe III: inappropriata; l’esame era considerato utile se la risposta era in grado di modificare l’iter diagnostico-terapeutico successivo; è stata inoltre registrata la percentuale di esami normali. È stata valutata la relazione fra medico prescrivente e motivazione dell’esame ed appropriatezza dello stesso; inoltre è stata valutata la relazione fra appropriatezza della prescrizione (giudicata a priori) e percentuale di normalità ed utilità dell’esame (giudicate a posteriori).
Risultati. L’esame è stato richiesto dal cardiologo nel 46% dei casi; le motivazioni di prescrizione più comuni sono state: ipertensione arteriosa (26%), soffio cardiaco (18%), palpitazioni (15%), cardiopatia ischemica nota (10%). La prescrizione è risultata appropriata (classe I) nel 25% dei casi, dubbia (classe II) nel 39% dei casi, inappropriata (classe III) nel 36% dei casi. La percentuale di prescrizione appropriata era simile fra i cardiologi ed i non cardiologi (p = NS). Le prescrizioni di classe III erano maggiori fra i pazienti inviati per ipertensione mentre le prescrizioni di classe I erano maggiori fra i pazienti inviati per soffio cardiaco (p < 0.01). La percentuale di esami normali era minore fra gli esami di classe I (p < 0.01). La percentuale di esami utili era maggiore fra gli esami di classe I (76%) rispetto a quelli di classe II (13%) ed a quelli di classe III (< 1%) (p < 0.01).
Conclusioni. Le linee guida internazionali possono essere utilizzate efficacemente e con sicurezza per identificare (e non prescrivere) gli ecocardiogrammi clinicamente inutili.