L’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter viene tuttora considerato come una metodica a elevato grado di appropriatezza (indicazione di classe I) per la valutazione diagnostica dei pazienti con sincope. In realtà l’utilizzo dell’elettrocardiogramma dinamico in tale contesto clinico, pur se ancora estremamente diffuso, deriva dalla scarsa resa diagnostica degli accertamenti disponibili fino alla metà degli anni ’80 (periodo al quale risale in massima parte la letteratura specifica) e non appare più giustificato alla luce dei successivi, notevolissimi progressi conseguiti nella diagnosi differenziale della sincope. I limiti della metodica risultano evidenti anche considerandone il costo per diagnosi e rapportandolo a quello di accertamenti con superiore tasso di positività, quali i test di reflessività cardiovascolare. Quanto enunciato risulta valido soprattutto per i pazienti esenti da cardiopatia strutturale, che come noto presentano a priori una probabilità estremamente ridotta di sincope cardiogena aritmica.
Probabilmente è giunto il momento di riconsiderare il ruolo diagnostico dell’elettrocardiogramma dinamico nei pazienti con sincope. Per il momento, come ad esempio già avvenuto per l’ecografia color Doppler dei vasi epiaortici, l’elettrocardiogramma dinamico dovrebbe essere definito quantomeno una metodica con indicazione di classe II per la valutazione diagnostica degli episodi sincopali.