Razionale. Negli ultimi 20 anni vari studi hanno dimostrato che vi è una generale sottostima della diagnosi di cardiopatia coronarica nella donna. Scopo di questo studio multicentrico (denominato 3D: Diagnosi del Dolore toracico nelle Donne) è stato quello di valutare quante donne giungono al Dipartimento di Emergenza- Accettazione (DEA) con dolore toracico in uno spazio di tempo ristretto (1 mese) e come vengono valutate negli ospedali della Regione Lazio.
Materiali e metodi. 747 donne, di età tra 40 e 80 anni (età media 61.4 ± 12.6 anni) sono giunte nei DEA di 20 ospedali del Lazio, con dolore toracico nel mese di marzo 2001. Di esse, 727 (97.5%) hanno eseguito ECG, 326 (44%) visita cardiologica, 584 (78%) esami ematochimici e 66 (8.8%) ecocardiogramma bidimensionale.
Risultati. Dei 727 ECG eseguiti, 403 (56%) sono stati giudicati “normali” dal cardiologo che ha raccolto i dati, 324 (44%) ”anormali”. 446 (60%) donne sono state dimesse direttamente dal DEA e 298 (40%) sono state ricoverate: durante il ricovero 169 (56%) hanno eseguito l’ecocardiogramma, 45 (16%) il test ergometrico, 22 (6%) l’eco-stress, 40 (11%) la coronarografia (di cui 3 con angioplastica primaria), 10 (3.3%) esofagogastroduodenoscopia e 68 (23%) altre indagini non cardiologiche. Due (0.2%) pazienti sono decedute. La diagnosi finale di dimissione è stata: “dolore atipico” in 336 (45%); infarto acuto in 60 (6.7%), di cui 2 (0.2%) con decesso; fibrillazione atriale parossistica in 42 (5.6%), angina tipica in 60 (10.6%), aneurisma dissecante in 3 (0.4%), pericardite in 7 (0.9%), crisi ipertensiva in 80 (11%), epigastralgia in 27 (3.6%), sindrome ansiosa in 15 (2%), nelle rimanenti 107 (14%) diagnosi ortopedica o chirurgica. Il 7.6% delle donne dimesse direttamente dal DEA ha presentato eventi cardiaci maggiori nel follow- up eseguito dopo 6 mesi (infarto miocardico, bypass aortocoronarico, angioplastica coronarica, decessi).
Conclusioni. L’approccio diagnostico effettuato nei nostri ospedali nelle donne con dolore toracico evidenzia uno scarso ricorso ai test diagnostici non invasivi. Limite dello studio è la mancanza di dati di confronto diretto con il sesso maschile nella popolazione esaminata, relativi al management clinico-diagnostico nel DEA e per il follow-up. Tuttavia è sicuramente auspicabile un impiego maggiore nel sesso femminile di test diagnostici non invasivi che abbiano il miglior impatto prognostico (7.6% di eventi a 6 mesi nelle donne dimesse direttamente dal DEA senza approfondimenti diagnostici).