La maggiore preoccupazione legata alla somministrazione dei farmaci antiaritmici nel corso della gravidanza riguarda i possibili effetti sul benessere fetale. Sebbene i rischi di teratogenicità siano superiori nel corso delle prime 8 settimane di gravidanza, anche dopo tale periodo i farmaci possono avere effetti indesiderati fra cui: riduzione del flusso ematico uterino, interferenza con la crescita e lo sviluppo del feto, influenza sul travaglio e sul parto. La maggioranza dei farmaci antiaritmici è secreta nel latte materno, ciò genera preoccupazioni riguardo all’allattamento dei neonati.
In questa rassegna verranno analizzati i rischi per il feto dovuti al trattamento delle aritmie materne durante la gravidanza dimostrando che la maggioranza delle pazienti può essere trattata con eccellenti risultati per i neonati.