L’associazione tra fibrillazione atriale e scompenso cardiaco è ormai ben conosciuta. Lo scompenso cardiaco è una delle condizioni che predispongono allo sviluppo della fibrillazione atriale e, viceversa, lo scompenso cardiaco è una condizione comune nei pazienti con fibrillazione atriale.
Nei pazienti con scompenso cardiaco le proprietà elettrofisiologiche degli atri potrebbero essere modificate dal sovraccarico emodinamico e dall’attivazione neuroumorale. La fibrillazione atriale promuove lo scompenso cardiaco con meccanismi multipli: la frequenza cardiaca elevata, la perdita della sincronia atrioventricolare, l’irregolarità del ritmo ventricolare, i rigurgiti valvolari e gli effetti neurormonali.
Il trattamento include: la correzione dell’attivazione neuroumorale, la prevenzione delle tromboembolie, il ripristino ed il mantenimento del ritmo sinusale e il controllo farmacologico e non farmacologico della frequenza ventricolare.
I risultati dei recenti trial (PIAF-Pharmacological Intervention in Atrial Fibrillation, RACE-RAte Control versus Electrical cardioversion for persistent atrial fibrillation, AFFIRM-Atrial Fibrillation Follow-up Investigation of Rhythm Management) suggeriscono che il controllo della frequenza ventricolare è da preferire, in particolare nei pazienti ad alto rischio di recidiva quali sono quelli con disfunzione ventricolare.