Razionale. Scopo di questo lavoro è stato valutare l’incidenza della rottura di cuore nell’infarto miocardico nelle unità coronariche piemontesi e la predittività dei principali fattori di rischio di rottura di cuore.
Materiali e metodi. Studio osservazionale prospettico multicentrico (17 unità coronariche partecipanti) svolto nel periodo 1 gennaio-31 dicembre 1999.
Risultati. Su un numero totale di 3041 infarti, la mortalità complessiva è risultata del 9%. L’incidenza di rottura, relativamente al numero totale di infarti, è stata del 1.4%. In 13 centri dei 17 le cause di decesso sono suddivise in: 66% scompenso, 16% rottura di cuore, 7% aritmie, 11% altro. I 44 pazienti con rottura di cuore presentavano: 27% pregressa angina, 9% pregresso infarto, 24% diabete; 38% infarto miocardico sede anteriore; 62% infarto miocardico infero-postero-laterale. Nell’86% dei casi di rottura di cuore l’esordio è stato con sopraslivellamento ST; il 79.5% è evoluto con onde Q. Nel 39% è stata praticata trombolisi. Nel 43% dei casi la rottura di cuore si è verificata entro 24 ore dai sintomi, 73% dei casi presentavano dissociazione elettromeccanica, 43% sincope e ipotensione, 30% bradicardia. L’ecocardiogramma è stato effettuato nell’89% dei casi con riscontro di versamento pericardico grave nel 45% dei casi. Un solo paziente è stato inviato al cardiochirurgo, ed è deceduto nel periodo postoperatorio. Nel 32% degli infarti complicati da rottura di cuore è stata eseguita l’autopsia con conferma diagnostica nella totalità dei casi. Tutti i pazienti sono deceduti. L’analisi statistica di alcune variabili (sesso, trombolisi, sede dell’infarto, ST) è stata possibile in 8 unità coronariche delle 17: tra il gruppo rottura di cuore (n = 22) e il gruppo della popolazione generale di infarti (n = 1330) si è evidenziato un legame significativo solo per il sesso femminile.
Conclusioni. La rottura di cuore è la seconda causa di decesso in corso di infarto dopo lo scompenso cardiaco; si registra una maggiore incidenza di rottura di cuore dopo le prime 24 ore e nel sesso femminile; si ha una relativamente bassa incidenza globale (1.4%).