Nell’ultimo decennio l’incidenza di insufficienza cardiaca (IC) è drammaticamente aumentata e tale patologia, oltre ad essere altamente invalidante, resta una condizione gravata da un’elevata mortalità. Diversi parametri si sono dimostrati predittivi della prognosi dei pazienti con IC: parametri clinici, parametri emodinamici relativi alla funzione cardiaca, parametri di capacità funzionale, biochimici e indici di attivazione neuroumorale, parametri elettrofisiologici. Tra i parametri clinici ricordiamo in particolare il sesso maschile, l’età avanzata e la coronaropatia come causa della cardiomiopatia. Tra i parametri emodinamici la frazione di eiezione del ventricolo sinistro e destro, l’indice cardiaco, le dimensioni del ventricolo sinistro e la pressione capillare polmonare sono di estrema utilità per la stratificazione prognostica, così pure come la valutazione funzionale attraverso il monitoraggio dei gas respiratori in particolare la misurazione del consumo di ossigeno e della soglia anaerobica. Tra i parametri biochimici e indici di attivazione neuroumorale ricordiamo i livelli plasmatici di norepinefrina, renina, aldosterone, vasopressina, peptide natriuretico atriale e prostaglandine. Infine le metodiche non invasive per la stratificazione prognostica del rischio di morte aritmica sono attualmente rappresentate dalla variabilità della frequenza cardiaca, i baroriflessi, i potenziali tardivi ventricolari e le “T-wave alternans”.