Razionale. L’angioplastica primaria (pPCI) è il trattamento riperfusivo più efficace in corso di infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), ma la sua applicabilità è condizionata da aspetti logistici ed organizzativi. Scopo di questo studio è stato di valutare a) i fabbisogni delle terapie riperfusive e b) l’applicabilità della pPCI nel contesto delle raccomandazioni delle linee guida vigenti, nella Regione Veneto.
Materiali e metodi. Con l’intento di indirizzare i pazienti con STEMI ad alto rischio alla pPCI, indipendentemente dalla tipologia dell’ospedale di primo accoglimento, un singolo protocollo diagnostico-terapeutico è stato condiviso fra i responsabili delle strutture cardiologiche venete. I dati di tutti i pazienti con STEMI sono stati prospetticamente raccolti e successivamente sottoposti ad una verifica indipendente mediante il confronto con i dati amministrativi.
Risultati. Nei 28 ospedali partecipanti in 6 mesi sono stati arruolati 1160 pazienti consecutivi con STEMI: 999 con sintomi esorditi < 12 ore dalla diagnosi e fra questi 582 presentavano almeno una caratteristica di alto rischio. In base ai dati raccolti, si può stimare che 697 pazienti per milione di abitanti/anno vengono ammessi nei reparti cardiologici con la diagnosi all’ingresso di STEMI. La strategia della coronarografia urgente seguita da eventuale PCI è stata attuata in 52.3% dei pazienti eleggibili: in 55.8 e 47.5% dei pazienti ad alto o basso rischio e da 17.1 a 75.1% dei pazienti a seconda della tipologia dell’ospedale di primo accoglimento. La ricanalizzazione con pPCI è stata ottenuta entro 90 min dalla diagnosi nel 70% dei pazienti trattati in sede e nel 32% di quelli trasferiti.
Conclusioni. Il numero dei pazienti con STEMI eleggibili alle terapie riperfusive è minore rispetto alle stime precedenti. Nonostante l’esistenza di un protocollo condiviso, l’utilizzo della pPCI è risultato principalmente correlato alla tipologia dell’ospedale di primo accoglimento. La pPCI, eseguita secondo le raccomandazioni delle linee guida, appare applicabile per i pazienti ricoverati in ospedali interventistici attivi 24/24 ore, mentre il suo utilizzo in pazienti che necessitano di trasferimento dovrà comportare una modifica dei percorsi organizzativi e/o dei protocolli terapeutici.