Mentre si osserva un progressivo maggior controllo dei fattori di rischio classici (fumo, ipertensione, ipercolesterolemia), si verifica un costante incremento del cosiddetto “rischio cardiometabolico” legato all’obesità e all’alterato metabolismo glucidico.
Dall’inizio del secolo la definizione di “sindrome metabolica” è diventata molto popolare per identificare un’associazione di diversi fattori che comportano un aumento del rischio. Nella letteratura medica è molto vivace il dibattito attorno al quesito se si tratti di una vera sindrome oppure di una semplice “cluster” di fattori.
Nella presente rassegna una analisi degli studi più recenti sull’argomento porterebbe a concludere che: a) la sindrome metabolica conferisce un rischio cardiovascolare aumentato; b) tale rischio varia in funzione dei criteri diagnostici di sindrome metabolica utilizzati; e c) la correzione per i tradizionali fattori di rischio riduce il rischio relativo ma non lo annulla, mantenendolo attorno 1.5.
Resta aperto il quesito se la sindrome metabolica conferisca un rischio maggiore rispetto a quello che comporta la somma delle variabili che la compongono, anche se sino ad ora le evidenze più solide sembrerebbero sostenere il contrario.