Amiloidosi nell’anziano: un enigma clinico fra fragilità e diagnosi

Donatella Del Sindaco, Giovanni Pulignano, Nadia Ingianni, Carlo Ammendolea, Cristina Chimenti, Andrea Di Lenarda, Michele Emdin, Laura Pezzi, Carmelo Massimiliano Rao, Angela Sciacqua, Giuseppe Zuccalà, Giuseppe Armentaro, Iris Parrini

Riassunto. L’amiloidosi cardiaca è considerata una malattia rara ma è sempre più frequente nel paziente anziano. In questo paziente, manifestazioni cliniche eterogenee e peculiari richiedono specificità di approccio e percorsi diagnostico-terapeutici dedicati. La diagnosi precoce è importante perché la mortalità è elevata e la malattia è spesso latente e sottodiagnosticata. In particolare, la forma da catene leggere rappresenta una vera emergenza, a causa del decorso rapidamente fatale in assenza di trattamento. Per ridurre i ritardi nella diagnosi dovrebbero essere implementati programmi specifici basati su un approccio multispecialistico. Grazie a questi programmi, negli ultimi anni i pazienti vengono spesso diagnosticati in una fase precoce con riduzione della mortalità. Negli anziani lo stato di salute non dipende solo dalla malattia o dall’età anagrafica, ma anche da fattori quali fragilità, comorbilità, condizioni di vita e fattori psicologici. Un approccio pragmatico potrebbe essere quello di effettuare in questi pazienti uno screening della fragilità utilizzando inizialmente strumenti semplici e di facile impiego. L’approccio terapeutico nell’anziano ha il duplice obiettivo di trattare i sintomi e le complicanze della malattia, modificarne il decorso e rallentarne la progressione con terapie specifiche. Nel contesto di un sistema sanitario universalistico come quello italiano l’introduzione di terapie altamente innovative, ma anche costose, solleva questioni rilevanti in termini di sostenibilità economica, accessibilità delle cure e tutela della dignità dei pazienti.