Inquadramento e stratificazione del rischio nei pazienti con extrasistolia ventricolare

Domenico Mario Giamundo, Marco Rebecchi, Cinzia Crescenzi, Fabiana Romeo, Germana Panattoni, Marianna Sgueglia, Alessandro Politano, Ilaria Jacomelli, Cristian Parisi, Ermenegildo De Ruvo, Leonardo Calò

Riassunto. Durante una valutazione cardiologica, è possibile riscontrare delle extrasistoli ventricolari o battiti ectopici ventricolari (BEV), che richiedono un’attenta valutazione mediante metodiche diagnostiche volte a discernere in quali pazienti vi sia un elevato rischio di cardiopatia strutturale e di morte cardiaca improvvisa. I dati epidemiologici rilevano che i BEV si verificano in circa il 75% degli individui sani (o apparentemente sani), cioè senza evidenza di patologie cardiache strutturali sottostanti. I BEV sono generalmente asintomatici, ma possono anche manifestarsi con palpitazioni, dispnea, sincope e affaticamento. Le indagini di primo livello comprendono una valutazione clinica, anamnestica e l’ECG a 12 derivazioni; quest’ultimo è fondamentale per descrivere le caratteristiche dei BEV (morfologia, origine, complessità, comportamento in relazione ad esercizio fisico o pasti) che possano suggerire la benignità o la malignità dell’aritmia. L’ecocardiografia è importante per valutare la funzione ventricolare sinistra (frazione di eiezione) e la risonanza magnetica cardiaca è utile per individuare eventuali aree di fibrosi, quando la valutazione suggerisce la presenza di una cardiopatia strutturale associata. Pertanto, scopo di questa rassegna è quello di analizzare criticamente il processo di valutazione dell’extrasistolia ventricolare, che è fondamentale per un’accurata stratificazione del rischio e per un corretto iter terapeutico (farmacologico o ablativo).