Il training fisico rappresenta uno dei trattamenti raccomandati nello scompenso cardiaco cronico stabile. Numerosi studi clinici controllati hanno dimostrato che il training fisico è in grado di migliorare la capacità funzionale ed interferire con l’attivazione adrenergica e neurormonale, mentre più controverso è il suo ruolo sul rimodellamento ventricolare. Tra i trattamenti farmacologici utilizzati nello scompenso cardiaco solo ACE-inibitori e betabloccanti si sono dimostrati in grado di contrastare il rimodellamento ventricolare.
Da un’analisi degli studi clinici controllati sugli effetti del training fisico sul rimodellamento ventricolare si osserva che in un primo studio il training fisico aveva avuto un effetto sfavorevole, in una serie di studi pubblicati successivamente un effetto neutro, mentre nel recente ELVD-CHF si è osservata una riduzione della dilatazione ventricolare sinistra e un miglioramento della frazione di eiezione. Una possibile chiave interpretativa può risiedere nel diverso pretrattamento dei pazienti sottoposti a training fisico: infatti nel primo studio nessun paziente era pretrattato con ACE-inibitori, negli studi successivi una percentuale elevata di pazienti riceveva ACE-inibitori, infine, nell’ELVD- CHF i pazienti erano trattati con ACE-inibitori e in circa un quinto dei casi assumevano anche un betabloccante.
In conclusione, il training fisico rappresenta un trattamento per lo scompenso cardiaco in grado di migliorare la capacità funzionale e contrastare l’attivazione adrenergica e neurormonale. Sono necessari ulteriori studi per confermare la presenza di un effetto additivo tra training fisico, ACE-inibitori e betabloccanti con possibili implicazioni sulla reversibilità e la prevenzione del rimodellamento ventricolare.