La stima della pressione atriale destra è molto importante nella valutazione e gestione del paziente con scompenso cardiaco cronico. Il monitoraggio invasivo mediante emodinamica delle sezioni destre rappresenta il gold standard ma è ovviamente costoso, mal tollerato e non privo di rischi. Per tali ragioni sono stati proposti metodi alternativi tra i quali i più diffusi sono quelli che utilizzano valori fissi di pressione atriale destra o la correlazione indiretta tra pressione atriale destra ed alcuni parametri ecocardiografici. Tra questi ultimi nel passato i più utilizzati sono stati quelli basati sulla stima di parametri mono e bidimensionali, ad esempio la visualizzazione ecocardiografica delle dimensioni e del collasso inspiratorio della vena cava inferiore o delle vene epatiche. Più recentemente sono stati considerati parametri Doppler derivati dallo studio del flusso sisto-diastolico delle vene epatiche o dall’analisi del flusso diastolico transtricuspidalico. In particolare, in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra e scompenso cardiaco cronico, sia in ritmo sinusale che in fibrillazione atriale ed indipendentemente dall’entità del rigurgito tricuspidalico, è stata dimostrata una stretta correlazione tra l’accelerazione protodiastolica del flusso diastolico tricuspidalico e la pressione atriale destra media (r = 0.98). Questo parametro permette una stima quantitativa accurata del valore di pressione atriale destra sia in condizioni basali che dopo variazioni acute di carico, e può essere pertanto utilizzato nella gestione clinica e nel monitoraggio non invasivo del paziente scompensato.