La cisapride, in qualità di procinetico che aumenta e coordina la motilità propulsiva gastrointestinale e il tono dello sfintere esofageo, viene ampiamente impiegata nel trattamento dei sintomi secondari a reflusso gastroesofageo.
Sia in letteratura sia da parte della ditta produttrice sono state segnalate le potenzialità aritmogene del farmaco specie in presenza di fattori di rischio quali l’insufficienza renale, gli squilibri elettrolitici, la cardiopatia ischemica e la storia positiva per altre manifestazioni aritmiche, compresa la fibrillazione atriale e le aritmie ipocinetiche.
In tali casi viene pertanto raccomandata un’attenta valutazione cardiologica del paziente, sia anamnestica che elettrocardiografica, pratica che tuttavia non si è ancora diffusa.
A tale proposito viene riportato un esempio di mancato riconoscimento di allungamento dell’intervallo QT da cisapride, evento che ha successivamente portato il paziente ad un ricovero ospedaliero per aritmie ventricolari maligne ed episodi sincopali recidivanti.