Dagli ultimi dati disponibili risulta che nel nostro paese, a fronte del 76% dei pazienti dopo bypass aortocoronarico, solo al 17% dei pazienti dopo un IMA viene proposto un programma di riabilitazione cardiologica. Alcune delle possibili ipotesi di questo atteggiamento sono, da una parte, una visione riduttiva dell’intervento riabilitativo e, dall’altra, riserve sulla sua efficacia sulla qualità della vita e sulla prevenzione secondaria.
Riguardo a quest’ultimo aspetto, oggi la disponibilità di un ampio data base di ricerche e di autorevoli revisioni indipendenti consente un’analisi sufficientemente evidence-based dei risultati di un programma di riabilitazione cardiologica.
Appaiono dimostrati miglioramenti consistenti della capacità lavorativa e modificazioni sostanziali dello stile di vita, con adozione di comportamenti orientati alla salute con miglioramento del profilo di rischio complessivo (riduzione del fumo, della sedentarietà, dello stress, miglioramento del profilo lipidico). È adeguatamente documentato anche il rallentamento della progressione dell’aterosclerosi coronarica con programmi riabilitativi omnicomprensivi e non farmacologici. L’intervento riabilitativo influenza favorevolmente anche la qualità della vita dei pazienti cardiopatici, con la riduzione dei sintomi e con l’incremento del benessere psico-sociale.
Tre metanalisi, qualitativamente adeguate, hanno documentato una significativa riduzione della mortalità totale e cardiovascolare, legate in buona parte alla riduzione della morte improvvisa e del reinfarto fatale, pari a quella evidenziata dai trattamenti raccomandati nel postinfarto.
Certamente persistono difficoltà a giungere a conclusioni definitive sia per i limiti metodologici di molti studi in riabilitazione cardiologica, che per la variabilità degli interventi e la scarsa rappresentatività dei pazienti rispetto alla realtà clinica attuale.
Ad alcuni di questi limiti vuole rispondere lo studio GOSPEL, proposto dal GICR, che ha tra i suoi obiettivi la valutazione dell’applicabilità e dell’efficacia di un modello di intervento intensivo di riabilitazione cardiologica nel postinfarto.