Razionale. Le linee guida attualmente disponibili suggeriscono di basare la decisione di impiego dei farmaci ipolipemizzanti, e l’aggressività della terapia, sul rischio coronarico globale dei soggetti candidati. A tale proposito, le linee guida fissano differenti target terapeutici nei soggetti con differente rischio di malattia coronarica. Molto spesso, tuttavia, il medico non porta il paziente ipercolesterolemico al target terapeutico (colesterolo totale ed LDL) proposto per il suo livello di rischio dalle linee guida. Scopo di questa indagine è stato valutare l’efficacia di un trattamento ipocolesterolemizzante nel raggiungimento dell’obiettivo terapeutico secondo le linee guida del NCEP ATP II in un campione di pazienti afferenti ad un gruppo di medici di medicina generale della Lombardia.
Materiali e metodi. Ottantacinque medici di medicina generale hanno riportato in modo standardizzato, su schede predisposte ad hoc, i dati riguardanti la presenza di fattori di rischio coronarico maggiori e minori per almeno 15 pazienti ipercolesterolemici, selezionati dal loro database, per un totale di 1275 pazienti. Sulla base del documento ATP II, il target del colesterolo LDL era fissato in 100 mg/dl nei pazienti con malattia cardiovascolare pregressa (classe I), 130 mg/dl per i pazienti con >/=2 fattori di rischio per malattia coronarica (classe II) e 160 mg/dl per tutti gli altri (classe III). I risultati dell’efficacia delle terapie adottate sono stati suddivisi nelle seguenti categorie: 1) a target; 2) non a target per 30 mg/dl. I dati sono stati analizzati con il software SPSS.
Risultati. Il 58.2% dei pazienti era di sesso maschile e l’età media era di 59.2 ± 10.1 anni; il 20.4% dei pazienti erano diabetici, il 34.5% fumatori, il 48.8% ipertesi; il 16.9% avevano pregresso infarto miocardico, il 14.9% angina stabile e l’8.1% erano stati sottoposti a bypass aortocoronarico e/o angioplastica coronarica. Inoltre il 33.9% aveva una storia familiare positiva per malattia coronarica. I pazienti nella classe I erano il 31.7% della popolazione arruolata, nella classe II il 52.9% e nella classe III il 15.4%. I livelli plasmatici di lipidi prima del trattamento erano 294 ± 37 mg/dl per il colesterolo totale, 211 ± 37 mg/dl per il colesterolo LDL, 45 ± 16 mg/dl per il colesterolo HDL e 195 ± 104 mg/dl per i trigliceridi. Al 78.8% dei pazienti era stata prescritta una dieta, mentre al 94.7% una terapia ipolipemizzante (l’89.9% assumeva solo statine). I livelli plasmatici di lipidi in corso di trattamento erano 225 ± 33 mg/dl per il colesterolo totale (-23%), 145 ± 34 mg/dl per il colesterolo LDL (-31%), 50 ± 15 mg/dl per il colesterolo HDL (+15%) e 151 ± 55 mg/dl per i trigliceridi (-17%). Quando i soggetti venivano stratificati in funzione del loro obiettivo terapeutico per il colesterolo LDL, il 29.9% era a target, il 34.0% aveva livelli superiori al valore target 30 mg/dl. In classe I solo il 14.9% ha raggiunto il target, in classe II il 31.2%, in classe III il 61.8%.
Conclusioni. Questi dati suggeriscono che i medici di medicina generale non sempre attuano un trattamento ipolipemizzante aggressivo nei loro pazienti ad alto rischio.