Sebbene i risultati della correzione chirurgica della stenosi polmonare congenita siano generalmente buoni, alcuni pazienti sviluppano progressivamente sintomi legati al rigurgito polmonare e alla dilatazione ventricolare destra. L’impianto di un homograft polmonare può avere un effetto benefico su questi sintomi, in seguito alla riduzione del sovraccarico del ventricolo destro e al miglioramento emodinamico.
Descriviamo un caso clinico di un paziente con severa insufficienza polmonare successiva a valvulotomia polmonare eseguita con la tecnica di Brock in età infantile.
Il paziente è stato ricoverato presso il nostro Istituto a causa di dispnea da sforzo in II-III classe funzionale NYHA e di episodi parossistici di aritmie sopraventricolari. L’ecocardiogramma aveva evidenziato un rigurgito polmonare severo, una dilatazione importante del ventricolo destro associata a severa insufficienza tricuspidalica e ad un forame ovale pervio senza shunt significativi. La correzione chirurgica è stata realizzata attraverso una sternotomia mediana con l’uso del bypass cardiopolmonare ed in ipotermia moderata. L’infundibolo del ventricolo destro è stato inciso ed un homograft polmonare criopreservato è stato impiantato in sutura continua. È stata confezionata una plastica della valvola tricuspide secondo De Vega ed il forame ovale pervio è stato obliterato con una sutura diretta.
Il decorso postoperatorio è stato privo di complicanze ed il paziente è stato dimesso in settima giornata.
A 3 mesi dall’intervento il paziente è asintomatico e l’ecocardiogramma mostra l’assenza di rigurgito polmonare o tricuspidalico residui, una riduzione della dilatazione ventricolare destra ed un significativo miglioramento della funzione sisto-diastolica biventricolare.
In conclusione, il rigurgito polmonare consecutivo a valvulotomia chirurgica può essere trattato con l’impianto di un homograft polmonare criopreservato con risultati soddisfacenti. Sembra raccomandabile la correzione chirurgica di eventuali patologie cardiache associate, come l’insufficienza tricuspidalica secondaria, al fine di ottenere sia la riduzione del sovraccarico di volume del ventricolo destro che una regressione della sua dilatazione.