L’esposizione all’alta quota di soggetti sani non acclimatati provoca uno stress, principalmente ipossico ma composito, e perciò induce attivazione simpatica di grado variabile. Tale attivazione simpatica rappresenta un meccanismo di adattamento allo stress, ma è implicata anche nel deterioramento da alta quota e nella patologia specifica dell’altitudine: mal di montagna, edema polmonare (HAPE), edema cerebrale. L’attività simpatica muscolare aumenta ad altitudine simulata (miscela ipossica o camera ipobarica), in maggior misura nei soggetti HAPE-suscettibili. L’aumento di catecolamine è più tardivo, si osserva raramente in altitudine simulata ma frequentemente dopo 1 settimana in montagna.
La variabilità della frequenza cardiaca è generalmente ridotta, specie in soggetti con mal di montagna; variabile il comportamento della componente a bassa frequenza nei diversi studi, ridotta nei soggetti sintomatici; costante l’aumento del rapporto bassa frequenza/ alta frequenza. Pochi e discordanti i dati di valutazione del baroriflesso. Secondo alcuni autori, un tono parasimpatico conservato difende dal mal di montagna. Le linee guida esistenti per l’esposizione all’altitudine del cardiopatico controindicano la montagna ai soggetti a rischio di attivazione simpatica.