Alcuni dei principali sintomi invalidanti nei soggetti con scompenso cardiaco, soprattutto la dispnea e la ridotta tolleranza allo sforzo fisico, risultano scarsamente relazionabili al deficit di pompa cardiaco e maggiormente correlabili, invece, alle modificazioni del sistema neurovegetativo e respiratorio, oltre che al decondizionamento fisico.
È stato messo in evidenza come, oltre al deficit di pompa cardiaca, anormalità dell’attività orto- e parasimpatica, dei baro-, dei chemo- e degli ergocettori, giochino un ruolo determinante nell’origine dei sintomi in questi pazienti, potenziando al contempo i meccanismi che portano ad un decondizionamento fisico, e all’ulteriore peggioramento dei sintomi stessi.
Ciò rende ragione dell’importanza pratica di studi centrati sulla possibilità di modificare questi meccanismi di controllo. Evidenze di studi recenti indicano che interventi non farmacologici, come il training fisico in generale, o centrato sul pattern respiratorio, possono modificare alcuni di questi meccanismi riflessi di controllo, incluso il chemoriflesso, e indurre quindi potenziali effetti benefici nello scompenso cardiaco.