Razionale. Scopo di questo studio è stato valutare l’utilità diagnostica del peptide natriuretico cerebrale (BNP) in una popolazione non selezionata di pazienti con sintomi e/o segni sospetti per insufficienza cardiaca.
Materiali e metodi. Ottantatre pazienti (47 uomini e 36 donne, età media 70 ± 10 anni) sono stati inviati consecutivamente al nostro ambulatorio ospedaliero dai loro medici curanti, con diagnosi di scompenso cardiaco.
Risultati. La valutazione clinico-strumentale ha confermato la diagnosi in 45 casi (54%) (gruppo A), escludendola nei restanti 38 (46%) (gruppo B). I gruppi erano confrontabili per età, peso, statura, frequenza cardiaca, pressione arteriosa. Sono risultate differenze significative per frazione di eiezione (44 ± 10% gruppo A vs 60 ± 7% gruppo B, p < 0.01) e concentrazione ematica del BNP (162 ± 226 pg/ml gruppo A vs 73 ± 23 pg/ml gruppo B, p < 0.05). Quarantadue pazienti del gruppo A (93%) e 25 del gruppo B (65%) avevano un valore di BNP > 20 pg/ml (p < 0.05); utilizzando questo valore di cut-off si otteneva una sensibilità per la diagnosi di insufficienza cardiaca del 93%, specificità del 34%, valore predittivo negativo dell’81%, valore predittivo positivo del 62%. Un referto elettrocardiografico “anormale” veniva riportato in 42 pazienti (93%) del gruppo A ed in 14 (36%) del gruppo B (p < 0.01); la presenza di anomalie elettrocardiografiche mostrava una sensibilità per la diagnosi di insufficienza cardiaca del 93%, specificità del 63%, valore predittivo negativo dell’89%, valore predittivo positivo del 77%.
Conclusioni. Nella popolazione da noi esaminata il BNP ha confermato l’elevato valore predittivo negativo riportato in letteratura, e pertanto può essere utile nell’iter diagnostico dello scompenso cardiaco per escludere la diagnosi in pazienti con sintomi e/o segni sospetti per insufficienza cardiaca e per selezionare i pazienti da sottoporre a esami di secondo livello.