La stratificazione di rischio dei pazienti con sindromi coronariche acute è determinante per una corretta utilizzazione delle risorse sanitarie e per ottenere il massimo beneficio dei trattamenti a disposizione. Dal momento che l’integrazione delle variabili prognostiche è relativamente poco accurata nella predizione del rischio nel singolo paziente, le linee guida europee (e quindi anche italiane) suggeriscono un approccio univariato che privilegia la sensibilità nell’identificazione del paziente ad alto rischio a scapito della specificità. Ciò ha importanti conseguenze in termini di corretto impiego delle risorse sanitarie disponibili, dal momento che una corretta applicazione della stratificazione del rischio può essere difficoltosa nel contesto di risorse limitate. Dati derivanti da indagini osservazionali a carattere regionale sembrano indicare un trend temporale favorevole nell’implementazione di un percorso invasivo nei sottogruppi di pazienti ad alto rischio con minor probabilità di rivascolarizzazione.