Razionale. L’angioplastica primaria (pPCI) è il trattamento riperfusivo più efficace nei pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), ma problemi logistici ed organizzativi potrebbero influenzarne i risultati clinici. Scopo dello studio è stato valutare l’impatto delle diverse strategie riperfusive nei pazienti con STEMI sui risultati clinici intraospedalieri nel contesto della rete interospedaliera veneta.
Materiali e metodi. Con l’intento di indirizzare i pazienti con STEMI ad alto rischio alla pPCI, indipendentemente dalla tipologia dell’ospedale di primo accoglimento, un singolo protocollo diagnostico-terapeutico è stato condiviso fra i responsabili delle strutture cardiologiche venete. I dati di tutti i pazienti con STEMI ammessi negli ospedali partecipanti sono stati prospetticamente raccolti per un periodo di 6 mesi.
Risultati. 999 pazienti con STEMI esordito da meno di 12 ore sono stati arruolati nei 28 ospedali partecipanti. Complessivamente 819 (82%) sono stati trattati con una strategia riperfusiva (farmacologica o meccanica); 139 (17%) sono stati trasferiti dall’ospedale di primo accoglimento ad un centro interventistico attivo 24/24 ore per essere sottoposti a coronarografia in emergenza ed eventuale angioplastica (primaria, facilitata o di salvataggio). Nei 170 pazienti non trattati con terapia riperfusiva, nei 302 pazienti sottoposti alla strategia fibrinolitica e nei 517 pazienti sottoposti alla strategia di pPCI sono stati osservati rispettivamente i seguenti tassi di eventi intraospedalieri: mortalità 10, 6.95 e 6.57%; reinfarto 0.6, 1 e 0.4%; ictus 1.7, 1.4 e 0.9%; necessità di rivascolarizzazioni urgenti 6.5, 10 e 2.3%. Dopo aggiustamento per le principali variabili confondenti, l’incidenza combinata di morte, reinfarto, ictus e rivascolarizzazione urgente è stata significativamente minore nei pazienti trattati con strategia pPCI se confrontati con quelli trattati con strategia fibrinolitica (odds ratio 0.33, intervallo di confidenza 0.20-0.53, p < 0.01) e con un trend alla riduzione della mortalità (odds ratio 0.51, intervallo di confidenza 0.26-1.03, p = 0.06).
Conclusioni. Nel registro VENERE i pazienti trattati con strategia riperfusiva mirata alla pPCI hanno avuto un esito clinico intraospedaliero migliore.