L’obiettivo primario della terapia dell’infarto miocardico acuto (IMA) è la precoce, completa e stabile ricanalizzazione del vaso responsabile di necrosi. L’angioplastica coronarica, con impianto di stent, rappresenta al momento il gold standard della terapia dell’IMA. L’utilizzo di sistemi di aspirazione del trombo o di sistemi di protezione dall’embolizzazione distale, associata o meno all’uso degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa, ha ridotto il rischio di embolizzazione distale e del fenomeno del “no-reflow”.
In questo lavoro riportiamo il caso clinico di un uomo di 77 anni con IMA anteriore trattato con angioplastica primaria per occlusione trombotica massiva del graft venoso su discendente anteriore e che giungeva direttamente al nostro laboratorio di emodinamica mediante 118. Durante il trasporto praticava terapia con aspirina e.v. 300 mg, eparina 5000 UI ed abciximab (9.4 ml in bolo con successiva infusione e.v. per 12 ore). Il tempo di trattamento (inteso come tempo da insorgenza dei sintomi al primo gonfiaggio) era di circa 90 min. La coronarografia mostrava occlusione trombotica massiva del graft venoso con flusso TIMI 0. Si procedeva ad aspirazione meccanica del trombo con sistema Export Catheter con rimozione di cospicuo materiale trombotico. Si completava la procedura con impianto diretto di stent ottenendo un buon risultato angiografico. L’utilizzo di questi sistemi offre benefici ulteriori nei pazienti ad alto rischio che giungono nei laboratori di emodinamica per essere trattati con angioplastica primaria, trovando un razionale di impiego nel ripristino di un adeguato “blush” miocardico (TMP score), nella risoluzione del tratto ST e di conseguenza nella riduzione della mortalità.