Razionale. La tempesta aritmica nei pazienti portatori di defibrillatore impiantabile (ICD) rappresenta un’emergenza dalla difficile gestione per l’équipe cardiologica. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’incidenza e il significato clinico della tempesta aritmica nella nostra popolazione di pazienti portatori di ICD.
Materiali e metodi. Abbiamo considerato in modo retrospettivo 262 pazienti portatori di ICD (86% maschi, età media 65 ± 10.7 anni). I pazienti sono stati divisi in tre gruppi: 88 pazienti senza interventi appropriati dell’ICD (gruppo A); 140 pazienti con interventi isolati dell’ICD (gruppo B); 34 pazienti con episodi di tempesta aritmica (intesa come >/=3 interventi appropriati dell’ICD nell’arco di 24 ore) (gruppo C). Sono state valutate le curve si sopravvivenza dei pazienti dei tre gruppi considerando come endpoint la mortalità globale per ogni causa (cardiaca e non).
Risultati. Non si è osservata una differenza significativa di età, sesso, cardiopatia, frazione di eiezione e classe funzionale NYHA tra i tre gruppi. L’impianto di ICD è stato effettuato per prevenzione secondaria nel 79% dei pazienti del gruppo C, nel 74.3% di quelli del gruppo B, ma solo nel 39.8% dei pazienti del gruppo A (p < 0.0001). Il follow-up medio è stato rispettivamente di 31.1 ± 29.8, 55.1 ± 38 e 71.1 ± 51.7 mesi nei gruppi A, B e C. L’endpoint è stato raggiunto da 16 pazienti (18%) nel gruppo A, 53 pazienti (38%) nel gruppo B e 20 pazienti (58%) nel gruppo C. Il confronto delle curve di sopravvivenza dei tre gruppi non ha dimostrato differenze statisticamente significative. Nei 34 pazienti del gruppo C abbiano registrato 54 episodi di tempesta aritmica (1.5/paziente). Abbiamo infine stilato un percorso diagnostico, assistenziale e terapeutico nel tentativo di uniformare il trattamento di questa emergenza clinica.
Conclusioni. Nella nostra popolazione di 262 pazienti portatori di ICD abbiamo osservato almeno un episodio di tempesta aritmica in 34 pazienti (12.9%). La sopravvivenza del gruppo con tempesta aritmica non è stata statisticamente differente da quella dei pazienti con interventi isolati o senza interventi dell’ICD. Pertanto la tempesta aritmica non sembra rappresentare nella nostra esperienza un fattore prognostico negativo.