La contropulsazione intraortica è talvolta usata nei pazienti critici con malattia cardiaca. Tramite l’aumento della pressione arteriosa diastolica e la riduzione della sistolica, riduce il postcarico ventricolare sinistro e il consumo di ossigeno miocardico e, teoricamente, aumenta la perfusione coronarica. È di massima utilità nei pazienti in shock cardiogeno, con complicanze meccaniche nell’infarto miocardico acuto, scompenso cardiaco avanzato o usato profilatticamente nei pazienti candidati ad interventi di rivascolarizzazione miocardica percutanea o chirurgica considerata ad alto rischio (anche se le evidenze a supporto di tale utilizzo derivano principalmente da studi osservazionali). L’uso del contropulsatore è controindicato nella severa malattia aterosclerotica periferica, nell’insufficienza valvolare aortica, nella dissezione aortica, in presenza di aneurismi aortici. Il beneficio dell’uso del contropulsatore deve venire attentamente valutato in rapporto alle sue possibili complicanze (sanguinamenti, embolie periferiche, ischemia degli arti e, raramente, la morte). Il suo utilizzo in unità di terapia intensiva cardiologica presuppone un ampio bagaglio di conoscenze teoriche, ma anche di competenze tecniche e di procedure codificate, sia per la gestione abituale che in caso di complicanze.