La terapia più efficace per l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) è, ad oggi, la ricanalizzazione più precoce possibile del vaso “colpevole”. Tra le strategie consigliate dalle linee guida internazionali l’esecuzione preospedaliera dell’ECG a 12 derivazioni (PH-ECG) si pone come una valida e fattibile possibilità. A fronte di tutto ciò, tuttavia, nel mondo reale tale procedura è ad oggi ancora poco utilizzata: nella casistica LombardIMA, che raccoglie STEMI trattati nella Regione Lombardia con angioplastica primaria, esso è infatti disponibile solo nel 12% dell’intera popolazione; in questi pazienti il tempo di ischemia mediano era di 154 min rispetto a 208 min in caso di indisponibilità del PH-ECG; il tempo mediano dal primo contatto medico alla rivascolarizzazione era rispettivamente di 50 e 85 min. Tali dati sono associati a un trend verso una minore mortalità a 30 giorni, per quanto non statisticamente significativa nella popolazione generale del registro.
La disponibilità di diagnosi precoce mediante PH-ECG, inoltre, permette di poter iniziare con maggior anticipo la terapia antipiastrinica (aspirina, clopidogrel, inibitori IIb/IIIa), con dimostrato miglior outcome angiografico in fase acuta. Aspetto interessante della possibilità di diagnosi mediante PH-ECG è una miglior gestione del network dello STEMI: il registro LombardIMA ha infatti evidenziato come la disponibilità del PH-ECG sia associata ad una maggior percentuale di pazienti ricoverati direttamente in ospedali con disponibilità di eseguire l’angioplastica primaria, bypassando i centri spoke e riducendo ulteriormente i ritardi della riperfusione.