La terapia cellulare è stata introdotta allo scopo di intervenire nelle zone in cui si verifica perdita di tessuto miocardico per ripristinare la funzione contrattile mediante sostituzione delle cellule perse con nuove cellule originate da linee cellulari staminali embrionali e adulte. Una delle complicanze del trapianto cellulare è la comparsa di fenomeni aritmici, segnalata in diversi studi su animali e successivamente sull’uomo. Tale fenomeno può dipendere da un meccanismo di rientro anatomico o funzionale conseguente alle condizioni ambientali che si realizzano nel tessuto dove convivono cellule native e cellule impiantate. Lo sviluppo dei cardiomiociti passa attraverso diverse fasi che corrispondono all’attivazione durante lo sviluppo embrionale di canali ionici. La terapia genica ha tentato di influenzare lo sviluppo di tali canali con risultati in vitro e in vivo nell’animale assai promettenti. La terapia genica e il trapianto cellulare influenzano la differenziazione cellulare verso cellule strutturali, quali i cardiomiociti atriali o ventricolari, ma possono anche essere utilizzati per generare pacemaker biologici influenzando la differenziazione verso cellule pacemaker dotate di attività automatica.
Allo stato attuale delle conoscenze queste strategie terapeutiche innovative sono promettenti, anche se a tutt’oggi nessuna è in grado di sostituire le strutture nodali pacemaker native o i pacemaker elettronici nel determinare un ritmo cardiaco stabile e riproducibile. Tuttavia si può ipotizzare che in futuro queste tecniche si imporranno nel trattamento di talune forme aritmiche.