La sindrome da anticorpi antifosfolipidi è la più comune causa di trombofilia acquisita; è una malattia sistemica autoimmune caratterizzata da trombosi arteriose e venose ricorrenti e/o perdite fetali, in associazione alla presenza di anticorpi antifosfolipidi circolanti. I meccanismi patogenetici della sindrome da anticorpi antifosfolipidi non sono completamente noti. Come per altre malattie autoimmuni, è chiamata in causa la combinazione di fattori genetici ed ambientali. Presentiamo il caso di una donna di 50 anni ricoverata per infarto miocardico antero-laterale senza sopraslivellamento del tratto ST. Dopo pochi giorni l’angiografia coronarica mostrava una severa coronaropatia coinvolgente l’arteria discendente anteriore, circonflessa e destra. Veniva quindi eseguita rivascolarizzazione coronarica percutanea mediante impianto di stent medicato sul segmento prossimale dell’arteria discendente anteriore. Il giorno successivo alla dimissione (10 giorni dopo la prima ospedalizzazione) la paziente presentava vertigini, nausea, vomito, sudorazione in assenza di modificazioni elettrocardiografiche o movimento degli enzimi cardiaci. Veniva quindi ospedalizzata presso l’U.O. di Neurologia e trattata per sospetta sindrome vertiginosa. Dopo 5 giorni, a causa di un episodio simile, veniva eseguita tomografia computerizzata cerebrale che mostrava due differenti zone di ischemia acuta, parietale destra e cerebellare sinistra. La diagnosi di sindrome da anticorpi antifosfolipidi veniva confermata da un elevato titolo di anticorpi anticardiolipina anche a distanza di 5 e 17 settimane. La paziente veniva dimessa senza reliquati in terapia con warfarin e doppia terapia antiaggregante (aspirina-clopidogrel per 6 mesi), quindi con warfarin e aspirina.