L’eterogeneità clinica dello scompenso acuto è la principale causa della mancanza d’accordo sugli obiettivi del trattamento, della poca chiarezza sulla gestione più appropriata di questi pazienti, della difficoltà a raccogliere solide evidenze sui farmaci attualmente impiegati. Una delle maggiori criticità emerse dai recenti studi osservazionali è l’utilizzo spesso non adeguato degli agenti inotropi. Solo il 2-10% dei pazienti con scompenso acuto presenta un profilo clinico di bassa portata, associato ad elevata mortalità, nell’ambito del quale si colloca la scelta terapeutica di un inotropo. La chiave di un razionale ed efficace utilizzo di questi farmaci sta nell’accurata valutazione e selezione del paziente, nell’adattamento degli schemi posologici e in un attento monitoraggio del trattamento.
Gli inotropi tradizionali provocano incremento del consumo miocardico di ossigeno e vasodilatazione periferica e possono peggiorare la prognosi attraverso la riduzione della pressione di perfusione coronarica, che può evolvere in ischemia miocardica, miocitolisi, apoptosi e rimodellamento ventricolare. L’unico nuovo inotropo presente nell’armamentario terapeutico è il calcio-sensibilizzatore levosimendan. Questa molecola, valutata secondo i principi della medicina basata sulle evidenze nei pazienti con scompenso acuto, incrementa la contrattilità miocardica senza aumentare le concentrazioni intracellulari di calcio, con minimo impatto sul consumo miocardico di ossigeno.
Scopo di questo documento, frutto del consenso di esperti, è quello di fornire gli strumenti per l’impiego appropriato degli inotropi nello scompenso acuto, sulla base di una rivisitazione critica delle evidenze disponibili e dell’esperienza clinica.