Razionale. Nel corso degli ultimi anni, numerosi progressi sono stati raggiunti nella diagnosi e nel trattamento dell’infarto miocardico acuto con sopraslivellamento persistente del tratto ST (STEMI). Le recenti linee guida sono state sviluppate per migliorare la prognosi dei pazienti con STEMI tramite l’implementazione delle raccomandazioni nella pratica clinica. Allo scopo di valutare il carico epidemiologico, le modalità di trattamento e l’esito a medio termine dello STEMI nella regione Umbria è stato disegnato il registro Umbria-STEMI, che ha prospetticamente arruolato nel periodo compreso tra il 14 ottobre 2006 ed il 14 aprile 2008 tutti i pazienti ricoverati con diagnosi di STEMI.
Materiali e metodi. Tutte le strutture di accettazione d’emergenza, i 118, le medicine interne e le strutture cardiologiche sono state coinvolte nel progetto. Tre tipologie di cardiologie sono operative nel territorio umbro: a) unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC) con laboratorio di emodinamica attiva 24/24h e 7/7 giorni (1 centro); b) UTIC con emodinamica operativa 6/24h e 5/7 giorni (2 centri); c) UTIC senza emodinamica (4 centri). L’area coinvolta nel registro comprende una popolazione di circa 850 000 abitanti.
Risultati. Sono stati arruolati 868 pazienti (maschi 70%, età media 66.5 ± 13.3 anni). Sono stati esclusi dall’analisi i pazienti con presentazione tardiva (>12h) e con riperfusione spontanea. L’86.7% dei pazienti è stato trattato con riperfusione coronarica, farmacologica o meccanica: il 45.9% con angioplastica primaria ed il 40.8% con fibrinolisi (64 pazienti sottoposti successivamente ad angioplastica di salvataggio). L’angioplastica primaria è stata più frequentemente utilizzata nel centro con emodinamica attiva 24/24h rispetto alle altre tipologie di centro cardiologico. 104 pazienti (13.3%) non hanno ricevuto terapia coronarica riperfusiva. In un’analisi di regressione logistica, il fattore predittivo positivo principale del ricorso a trattamento riperfusivo coronarico è risultato l’arrivo diretto al centro con emodinamica attiva 24/24h e 7/7 giorni mentre l’età avanzata, il ritardo di presentazione ed il TIMI risk index si sono delineati come fattori predittivi negativi. Il tempo medio dal primo contatto medico per eseguire la terapia fibrinolitica è risultato pari a 60 min, mentre l’intervallo tra il primo contatto medico ed il primo gonfiaggio del pallone per i pazienti sottoposti ad angioplastica primaria è risultato pari a 156 min. La mortalità intraospedaliera è risultata del 5.9%.
Conclusioni. Il registro Umbria-STEMI ha mostrato ancora significativi scostamenti nella pratica clinica dalle raccomandazioni delle attuali linee guida. È necessario implementare programmi organizzativi per ridurre i tempi al trattamento riperfusivo coronarico.