In questo numero

editoriali

I trial VICTOR e VICTORIA

All’ESC 2025 di Madrid sono stati resi noti gli attesi risultati dello studio VICTOR, disegnato per valutare se l’utilizzo di vericiguat, anche in pazienti ambulatoriali stabili, in terapia ottimizzata senza un recente peggioramento, come quelli invece arruolati nel precedente trial VICTORIA, avrebbe ulteriormente ridotto il rischio di mortalità cardiovascolare ed ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. L’editoriale di commento al trial di Giuseppe Di Tano et al. analizza criticamente in dettaglio i risultati, assieme a quelli prensentati in contemporanea incentrati sull’analisi combinata dei due trial, sottolinenando come sebbene vericiguat non abbia dimostrato di migliorare significativamente l’endpoint composito, l’evidenza di una riduzione di mortalità per tutte le cause cardiovascolari rappresenti un peculiare ed originale risultato, caratterizzando il farmaco come un’ulteriore opportunità per la cura farmacologica ottimale dei pazienti con scompenso cardiaco cronico. •

Rischio ischemico o rischio emorragico? Il trial AQUATIC

Quale sia la corretta gestione della terapia antitrombotica a lungo termine nei pazienti con sindrome coronarica cronica e concomitante indicazione a terapia anticoagulante orale (TAO) rimane ancora un tema di discussione. Sebbene le attuali linee guida raccomandino in cronico la continuazione di una monoterapia con TAO, alcuni dubbi sull’efficacia di tale strategia nei pazienti ad elevato rischio ischemico restano irrisolti. Al fine di colmare questa lacuna di evidenze è stato disegnato il trial AQUATIC, presentato al Congresso 2025 della Società Europea di Cardiologia e pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha sancito la vittoria definitiva di una strategia di monoterapia con TAO rispetto ad una combinazione di TAO e aspirina. In questo editoriale, Felice Gragnano e Paolo Calabrò illustrano dettagliatamente il perché della necessità di questo trial, il suo disegno ed i risultati principali, riassumendo in una semplice frase il messaggio clinico finale: “less in more”. •

punto di vista

Ruolo dell’infermiere nell’ottimizzare la titolazione della terapia farmacologica nello scompenso cardiaco

L’implementazione e la titolazione dei farmaci raccomandati per lo scompenso cardiaco, specie dopo un ricovero ospedaliero, rappresentano un obiettivo raccomandato ed ineludibile in quanto dimostratosi di ridurre significativamente mortalità e riospedalizzazioni. In realtà, la sua realizzazione nella pratica clinica quotidiana non è semplice per svariate criticità organizzative. Il coinvolgimento dell’infermiere dedicato nel processo di titolazione potrebbe essere una preziosa opportunità, da sviluppare ed estendere, considerando comunque le limitazioni normative ancora vigenti. Samuela Carigi et al., affrontando in maniera dettagliata tale problematica, ci propongono in particolare un’utile flow-chart operativa che, attraverso una precisa e definita condivisione operativa con lo specialista cardiologo, consente all’infermiere di procedere nella titolazione farmacologica, ampliando così il suo ruolo, come del resto già riconosciuto in molte realtà internazionali ed in alcune esperienze pilota italiane. •

intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale nella gestione delle malattie cardiovascolari

La gestione delle malattie cardiovascolari, soprattutto dei pazienti cronici, richiede un approccio multidisciplinare, un’integrazione efficace ospedale-territorio e strumenti avanzati di monitoraggio, per evolvere verso una cardiologia proattiva e di prossimità. In questa rassegna, Simona Giubilato e Giancarlo Casolo illustrano come l’intelligenza artificiale (IA) possa rappresentare una risorsa strategica in tale trasformazione favorendo diagnosi precoce, stratificazione dinamica del rischio e personalizzazione dei percorsi e delle terapie. L’integrazione dell’IA con telemedicina e terapie digitali apre inoltre nuove prospettive per il monitoraggio remoto, il supporto decisionale clinico e l’empowerment del paziente, con potenziali benefici sugli esiti clinici, la qualità e la sostenibilità dei sistemi sanitari a condizione che essa venga integrata in percorsi clinici validati, supportata da evidenze scientifiche ed accettata da operatori ed utenti. La rassegna discute infine le attuali criticità con riferimento al nuovo quadro normativo europeo e nazionale volto a garantire sicurezza, trasparenza e uso responsabile dell’IA in sanità. •

questioni aperte

Piani terapeutici? No, grazie

L’introduzione di piani terapeutici al fine di garantire appropriatezza e tracciabilità prescrittiva si è tradotta nella pratica clinica in un ennesimo ostacolo burocratico all’attività dei clinici e soprattutto in una indubbia limitazione all’accesso di farmaci efficaci, amplificando inoltre alcune evidenti disparità e disomogeneità gestionali sanitarie già presenti nel territorio nazionale. Le opinioni esposte da Michele Senni e dai rappresentanti delle Società Scientifiche Cardiologiche e di Medicina Interna nazionali, prendendo spunto dalla recente abolizione del piano terapeutico per le gliflozine, rappresentano un’importante occasione di riflessione sul tema, e un preciso stimolo, indirizzato agli enti regolatori, affinché tale questione venga rivalutata e superata al fine di migliorare e semplificare la continuità e l’equità di accesso a terapie innovative, utili ed efficaci, come sottolineato anche nell’editoriale di commento di Marcello Galvani e Nicola Magrini. •

rassegne

Inibitori di SGLT2 e GLP1-RA: istruzioni per l’uso

Il diabete mellito di tipo 2, riconosciuto come un importante fattore di rischio cardiovascolare, risulta spesso sottodiagnosticato nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. Tuttavia, una diagnosi precoce si rivela fondamentale, poiché l’impiego di farmaci innovativi come gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2) e gli agonisti del recettore del glucagon-like peptide-1 (GLP1-RA) può determinare un significativo miglioramento della prognosi. In questa rassegna, Vincenzo Guido et al. offrono una guida chiara e dettagliata all’impiego clinico di queste nuove classi terapeutiche, illustrandone indicazioni, benefici e precauzioni. La rassegna, di agevole e immediata consultazione, include anche i criteri diagnostici per il diabete e gli algoritmi di screening, fornendo una serie di consigli pratici utili nella gestione quotidiana dei pazienti. •

Extrasistoli ventricolari: guida pratica alla valutazione clinica e alla stratificazione prognostica

La rassegna di Domenico Mario Giamundo et al. propone una disamina dettagliata e aggiornata sul corretto inquadramento clinico dei battiti ectopici ventricolari (BEV). Tali aritmie, seppur frequentemente benigne, possono essere espressione di cardiopatie strutturali potenzialmente fatali. Gli autori esplorano i principali strumenti diagnostici – dall’ECG standard all’Holter, dall’ecocardiografia alla risonanza magnetica – utili a distinguere i casi a basso da quelli ad alto rischio. Particolare attenzione è data ai criteri morfologici dei BEV, alla loro relazione con lo sforzo fisico e alla stratificazione prognostica mediante imaging avanzato. Il lavoro sottolinea inoltre le peculiarità dei BEV negli atleti e l’importanza di un approccio personalizzato. La revisione rappresenta un contributo prezioso alla gestione moderna delle aritmie ventricolari, combinando evidenze cliniche con esperienza specialistica. •

Teleassistenza infermieristica in cardiologia

Elisabetta Loverre et al. fanno il punto sulla situazione attuale relativa alla teleassistenza infermieristica in ambito cardiologico. Alcuni decreti ministeriali hanno ormai formalizzato, in generale, la possibile adozione delle televisite come forma complementare di assistenza e presa in carico del paziente. È d’altra parte importante orientarsi tra termini come “televisita”, “teleconsulto”, “teleconsulenza”, “teleassistenza”, “telerefertazione” e “triage telefonico”. Se i potenziali vantaggi di una corretta teleassistenza sono notevoli (aspetti educativi, incentivazione dei pazienti ad un corretto stile di vita e al rispetto delle terapie prescritte, potenziali vantaggi economici, raccolta di dati essenziali, gestione precoce delle complicanze, ecc.), è anche fondamentale selezionare correttamente i pazienti maggiormente recettivi alla teleassistenza, nonché altri aspetti particolari. Infine, sta diventando sempre più importante esplorare in maniera approfondita l’efficacia della teleassistenza in relazione ai maggiori esiti clinici come la riduzione delle ospedalizzazioni, delle complicanze successive alla dimissione, alla mortalità e ai costi complessivi. •

studio osservazionale

Le larghe maglie della rete per la gestione dell’NSTEMI in Italia

La gestione dell’infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) richiede procedure interventistiche, quali la coronarografia, con tempistiche che dipendono dal profilo di rischio individuale. L’organizzazione delle strutture ospedaliere in rete consente di garantire tempestive procedure interventistiche anche ai pazienti che accedono in centri privi di laboratori di emodinamica. ANMCO ha condotto una survey con l’obiettivo di conoscere gli aspetti logistici ed organizzativi nella gestione dell’NSTEMI nei diversi centri cardiologici italiani. I risultati della survey presentati da Fabiana Lucà et al. mostrano che nel territorio nazionale la rete per l’NSTEMI è meno estesa e meno efficiente rispetto a quella per l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST. È emerso inoltre che i cardiologi non utilizzano tutti gli stessi criteri per definire un paziente “ad alto rischio”. In aggiunta, la survey ha messo in evidenza da un lato una capillare disponibiltà della teletrasmissione dell’ECG, dall’altro un’eterogeneità nella disponibilità di sale di emodinamica h24, nella presenza di cardiochirurgia e nei modelli di trasporto. •

caso clinico

Quando la sola chiusura dell’auricola non basta…

Alessandro Esposito et al. presentano un interessante caso di una paziente con fibrillazione atriale permanente sottoposta a chiusura chirurgica dell’auricola sinistra mediante AtriClip®, che sviluppa trombosi residua nonostante l’occlusione anatomica. La chiusura dell’auricola è nota essere una procedura efficace nel ridurre il rischio di eventi tromboembolici ed è raccomandata, quando indicata, nei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca per altre indicazioni, con prosecuzione della terapia anticoagulante orale, ove indicata (classe I B, ESC 2024). Tale strategia non deve essere considerata risolutiva per definizione, in quanto la formazione di trombi residui dopo occlusione anatomica completa, seppur rara, rappresenta una complicanza clinicamente rilevante che deve essere tenuta in considerazione, associandola ad un appropriato e personalizzato follow-up ecocardiografico. •

imaging integrato
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L’eccezione che sfida la regola: sindrome Takotsubo senza trigger

Partendo dal sospetto clinico e dall’ECG, vengono utilizzate in modo sequenziale diverse metodiche di imaging cardiovascolare, evidenziando per ciascuna di esse i pro, i contro e il valore aggiunto nello specifico caso clinico, fino a giungere alla diagnosi corretta e al trattamento più appropriato. •