Una strana deflessione polifasica

Pasquale Crea1, Frank Coppolino2, Giuseppe Andò1

1Sezione di Cardiologia, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università degli Studi, Messina 2Ospedale “Cutroni Zodda” Barcellona Pozzo di Gotto, Azienda Sanitaria Provinciale di Messina

Diagnosi ECG?

1. Ipotermia

2. Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo sinistro

3. Artefatti elettromeccanici

4. Tossicità da neurolettici

Descrizione del caso

Paziente di 84 anni, defedata, con sindrome da allettamento e demenza, in trattamento cronico con neurolettici. All’esame obiettivo toni puri, bradi-aritmici, itto della punta palpabile al 5° spazio intercostale sulla emiclaveare sinistra, temperatura 35.8°C. Viene richiesto ECG di routine.

Descrizione dell’ECG

Bradicardia sinusale a 51 b/min, intervallo PR ai limiti massimi di norma, bassi voltaggi del QRS nelle derivazioni periferiche, onde T invertite e di basso voltaggio nelle derivazioni V3-V4, deflessione polifasica positiva-negativa-positiva tra complesso QRS e tratto ST isolatamente nelle derivazioni V5-V6, intervallo QTc allungato (circa 500 ms).




Discussione

Si tratta di un caso di artefatto elettromeccanico, completamente scomparso dopo la registrazione di un secondo ECG con il riposizionamento degli elettrodi precordiali V5-V6. Possiamo ipotizzare che, al momento della registrazione del primo ECG, gli elettrodi precordiali V5-V6 fossero posizionati in prossimità dell’itto della punta. Di conseguenza, l’impulso meccanico generato dal movimento dell’apice cardiaco all’inizio della sistole veniva trasmesso all’elettrodo esplorante e registrato dall’elettrocardiografo come una deflessione polifasica sovrapposta al normale tracciato ECG. La peculiarità di questo artefatto risiede nel fatto che la deflessione polifasica appare sincrona con il ritmo di base della paziente, rendendola interpretabile come un artefatto di origine “cardiogena”. Al contrario, negli artefatti tipici causati da movimenti degli arti o dalle interferenze elettromagnetiche, il ciclo dell’onda artefattale differisce chiaramente dal ciclo sinusale dell’ECG. In tali casi, l’asincronia tra il ciclo dell’artefatto e quello dell’ECG permette di distinguere l’artefatto dal ritmo sottostante. Nel caso presentato, invece, la natura artefattale della deflessione polifasica osservata tra il complesso QRS e il tratto ST può essere dedotta da due elementi principali: 1) la presenza isolata della deflessione in sole due derivazioni contigue, suggerendo un fenomeno localizzato, dovuto a una stretta interfaccia tra l’apice cardiaco e l’elettrodo esplorante; 2) il ritardo di circa 80 ms tra l’inizio del QRS e l’inizio del complesso polifasico, un valore che risulta approssimativamente coerente con il tempo di accoppiamento elettromeccanico, ovvero il tempo che intercorre tra l’attivazione elettrica ventricolare e l’inizio della sistole.