In questo numero

intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale nell’imaging cardiovascolare: un nuovo alleato per i cardiologi

L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando l’imaging cardiovascolare, offrendo strumenti innovativi per migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie cardiache. In questa rassegna Federico Fortuni et al. analizzano il ruolo dell’IA in diverse modalità di imaging, tra cui ecocardiografia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica e medicina nucleare. L’IA consente di ottimizzare l’acquisizione delle immagini, ridurre il tempo di analisi e migliorare l’accuratezza diagnostica. Tuttavia, la sua implementazione presenta ancora alcune sfide, come la necessità di validare gli algoritmi su database più ampi e l’integrazione nei contesti clinici quotidiani. Gli autori sottolineano che l’IA non sostituisce il cardiologo, ma ne potenzia le capacità, permettendo un approccio più personalizzato e predittivo alla diagnosi. La rassegna evidenzia infine la necessità di un’adozione consapevole della tecnologia, affinché possa realmente migliorare l’efficienza clinica e l’accessibilità alle cure. •

Impella: istruzioni per l’uso

La gestione dello shock cardiogeno è tra le più complesse in cardiologia per l’elevatissima gravità dei quadri clinici e per il limitato potenziale terapeutico disponibile, specie in situazioni di mancata risposta alla terapia farmacologica. In tali condizioni è necessario ricorrere all’utilizzo di supporti meccanici al circolo. Tra questi, l’Impella trova indicazione in presenza di disfunzione sinistra isolata, senza ipossiemia severa. La dettagliata rassegna di Gianpiero Buttiglione et al. descrive le caratteristiche principali di una nuova versione del dispositivo, l’Impella 5.5, con particolare attenzione alle indicazioni e alle controindicazioni, alla tecnica chirurgica di impianto e alle possibili complicanze. Viene inoltre sottolineata la possibilità di un suo utilizzo precoce nei casi di insufficienza ventricolare sinistra avanzata, come ponte per l’impianto di un dispositivo più complesso, quale l’assistenza ventricolare sinistra, prima che insorga una disfunzione ventricolare destra che ne controindichi l’impiego. •

LQTS, una sfida per il cardiologo

Alzi la mano chi non si è mai trovato in difficoltà per la corretta diagnosi e la gestione della sindrome del QT lungo (LQTS), malattia rara e insidiosa. Da sempre la LQTS è inscindibilmente legata al nome di Peter Schwartz che ha dedicato 50 anni della sua vita professionale a fare crescere le conoscenze sulla LQTS. In questa esauriente rassegna, Peter Schwartz et al. offrono un eccellente aggiornamento dal taglio molto pratico su epidemiologia, basi genetiche, diagnosi e terapia della LQTS e ci mettono in guardia sui possibili errori omissivi. Nel commento editoriale a cura di Giuseppe Di Pasquale vengono sottolineati i rischi di un mancato riconoscimento della LQTS. Nessun medico può essere in grado di porre diagnosi di certezza e gestire malattie rare come la LQTS, ma quello che viene richiesto è di saper porre il sospetto diagnostico, indirizzando poi eventualmente il paziente a centri di riferimento. •

Gestione delle aritmie in gravidanza: tutto quello che il cardiologo non può non sapere

L’aumento dei fattori di rischio cardiovascolare e l’età avanzata delle madri stanno incrementando la prevalenza di eventi aritmici, con un significativo impatto sulla salute materna e fetale. La dettagliata e aggiornata rassegna di Marisa Carluccio et al. esplora la gestione delle aritmie in gravidanza sulla base delle evidenze scientifiche più recenti, con particolare riferimento al documento di consenso 2023 dell’Heart Rhythm Society. Infatti, nella rassegna si evidenzia che l’approccio terapeutico si basa sulla priorità di stabilizzare la madre senza compromettere il feto. Tra i messaggi chiave vi sono i seguenti punti: a) i farmaci antiaritmici sono generalmente sicuri, mentre la cardioversione elettrica e la terapia ablativa sono efficaci in contesti specifici; b) il ruolo del team cardio-ostetrico multidisciplinare è fondamentale per la gestione delle situazioni più complesse; c) si sottolinea la necessità di percorsi organizzati con raccolta e analisi dei dati per migliorare gli esiti clinici. L’articolo propone anche delle interessanti tabelle e figure riassuntive utili per la pratica clinica. •

Il rumore eccessivo fa male al cuore

Un eccessivo inquinamento acustico, caratterizzato da suoni sgradevoli e indesiderati soprattutto se ad alto volume, aumenta significativamente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Maurizio Giuseppe Abrignani et al. presentano una rassegna molto interessante che lega varie dimostrazioni epidemiologiche con potenziali meccanismi fisiopatologici alla base di tale fenomeno. Gli autori citano anche un importante studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che considera rischiosa l’esposizione a lungo termine a livelli medi di 55 decibel, considerati come soglia di rischio. Si pensi che in Europa ben 100 milioni di persone sono esposte a livelli notturni di rumore superiori a 55 decibel. Anche la Società Europea di Cardiologia, l’American Heart Association e l’American College of Cardiology hanno sottolineato l’aumento del rischio cardiovascolare legato ad un eccessivo inquinamento acustico ambientale. Un eccessivo rumore, soprattutto durante le ore notturne, tende a causare accorciamento e frammentazione del sonno, con conseguente aumento dei valori di pressione arteriosa, stress ossidativo, infiammazione e disfunzione vascolare. Sono necessarie decise misure legislative volte a monitorare ed a contenere l’inquinamento acustico. •

Il ruolo dei test genetici nell’atleta con sospetta patologia cardiovascolare ereditaria

Nell’ambito della valutazione di atleti con sospetta patologia cardiovascolare su base genetica l’esecuzione dei test genetici può avere un ruolo di grande importanza. Stefania Angela Di Fusco et al., partendo dalla consapevolezza che i test genetici possono fornire risultati non univoci e delle potenziali conseguenze degli stessi risultati, pongono sotto i riflettori il percorso clinico che porta all’esecuzione dei test genetici. Il lavoro esamina i quadri clinico-strumentali che richiedono una precisa distinzione tra modifiche adattative del cuore d’atleta e patologie ereditarie ed in cui i test genetici possono essere dirimenti. Vengono prese in esame le principali patologie cardiache ereditarie (cardiomiopatie, malattie aritmiche e malattie dell’aorta) discutendo potenzialità e limiti dei test genetici per ciascuna condizione. Viene analizzato il ruolo delle differenti figure professionali coinvolte nella valutazione multidisciplinare dell’atleta, come lo psicologo, le società sportive e anche i familiari, e il ruolo delle differenti figure al momento della comunicazione dei risultati. •

studio osservazionale

I dispositivi di assistenza ventricolare: risultati, complicanze e necessità di riferimento precoce

Nonostante l’utilizzo di dispositivi di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) a lungo termine abbia dimostrato in selezionati pazienti con insufficienza cardiaca avanzata di migliorare significativamente la sopravvivenza e la qualità di vita, il loro utilizzo sul territorio nazionale risulta ancora inadeguato, anche a fronte dei miglioramenti tecnologici dei nuovi dispositivi che, rispetto ai precedenti, mostrano un profilo di efficacia e soprattutto di sicurezza superiore, con riduzione delle complicanze. Il gruppo dell’ISMETT è uno dei più attivi nell’impianto di LVAD e la dettagliata esperienza riportata da Vincenzo Nuzzi et al., con l’utilizzo dell’HeartMate 3, rappresenta un contributo prezioso, anche per il cardiologo clinico, sia per la completezza e revisione critica della loro casistica riguardo ai risultati e alla tipologia delle complicanze, sia soprattutto, come anche sottolineato nel commento editoriale di Serafina Valente e Gino Gerosa, per acquisire elementi obiettivi utili a sviluppare una maggiore sensibilizzazione culturale e organizzativa, così da ridurre l’attuale gap nel riferimento più precoce a centri specializzati per la valutazione all’impianto di LVAD. •

caso clinico

Severa disfunzione sistolica acuta: occhio alla tiroide

Il legame a doppio filo tra cuore e tiroide è noto da tempo, con manifestazioni ben definite sia dal punto di vista clinico che strettamente nosografiche. La cardiomiopatia tireotossica è una di queste, e il caso dei colleghi portoghesi, Catarina Ribeiro Carvalho et al., ne illustra una presentazione estrema, molto peculiare, avvenuta nel contesto di una recidiva di gozzo intratoracico dopo tiroidectomia, che ha causato un ipertiroidismo non diagnosticato, aggravato da una prolungata supplementazione iatrogena di levotiroxina. Associato alla severa disfunzione ventricolare secondaria è presente anche uno stato di ipercoagulabilità con un quadro di trombosi biventricolare e tromboembolia polmonare. Dopo l’asportazione del tessuto tiroideo residuo, la paziente ha mostrato un completo recupero della funzione cardiaca, sottolineando il ruolo fondamentale di un’indagine eziologica approfondita, estesa alle comorbilità, in casi di insufficienza cardiaca acuta. •

imaging integrato
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Cardiotossicità da radioterapia:
quando anche la coronarografia diventa imaging multimodale

Partendo dal sospetto clinico e dall’ECG, vengono utilizzate in modo sequenziale diverse metodiche di imaging cardiovascolare, evidenziando per ciascuna di esse i pro, i contro e il valore aggiunto nello specifico caso clinico, fino a giungere alla diagnosi corretta e al trattamento più appropriato. •