DAVID ANTONIUCCI: UN PROTAGONISTA DEL SUCCESSO DELLA CARDIOLOGIA ITALIANA

Il 5 marzo David Antoniucci si è spento all’Ospedale S. Maria Nuova di Firenze. Mi sono sentito di voler condividere con la nostra comunità cardiologica il ricordo di una persona che, grazie alla sua visione e al suo coraggio, è stata una pietra miliare nel progresso della cardiologia italiana e mondiale. Leonardo Bolognese, che ha condiviso con David tanti successi professionali e scientifici, ha di recente pubblicato una bella revisione del contributo italiano al progresso della cardiologia nelle decadi che vanno dalla nascita delle UTIC fino ai giorni nostri e ne raccomando la lettura1. La mia generazione di baby-boomer è la stessa di David e abbiamo avuto la fortuna, tra le tante di questa fascia, di assistere all’incredibile progresso della cardiologia: i problemi che ci si ponevano all’inizio del nostro mestiere di cardiologi trovavano negli anni soluzione nella scoperta di nuovi farmaci e nell’introduzione di nuove procedure.

La mia tesi di laurea si intitolava “Unità di sorveglianza e terapia cardiaca”: al Policlinico Gemelli volevano aprire l’Unità Coronarica e io andai per due mesi a “spiare” l’Unità Coronarica del S. Camillo, nata da pochi anni. Dalla mia tesi:

“Problemi non risolti e sviluppi futuri

…Una questione importantissima, che aspetta una risposta, è se la grandezza della lesione possa essere ridotta. La dissoluzione del coagulo con efficaci agenti fibrinolitici, il mantenimento di somministrazione di ossigeno al miocardio..., sono alcune delle misure che richiederanno una applicazione e uno studio sistematici... La U.C. cesserà di essere una breve segregazione dei pazienti e diverrà un sistema di cura graduale. ...è prevedibile che la terapia intensiva cardiologica verrà applicata a molte altre condizioni di emergenza cardiovascolare...”.

Il GISSI vide la partecipazione corale della cardiologia italiana e consacrò il successo della riperfusione mediante la trombolisi, ma, soprattutto, ebbe il merito di creare le basi di un network cardiologico incredibilmente coeso e che è rimasto tale fino ai nostri giorni. Qualsiasi novità aveva una grande cassa di risonanza e la nostra ANMCO ha saputo coordinare innovazione, ricerca, modelli nuovi di assistenza, sensibilizzazione della comunità medica, della cittadinanza e delle istituzioni.

David Antoniucci fu il primo in Italia ad avere il coraggio di introdurre l’angioplastica primaria nell’infarto miocardico: nei primi anni ’90 mise in piedi il “modello Firenze” a cui tutti guardavamo con atteggiamenti che andavano dall’ammirazione allo scetticismo, all’invidia, alla riprovazione.

“Quel matto di Antoniucci” faceva correre le ambulanze della Misericordia in qualsiasi ora del giorno e della notte, con grande impegno e sacrificio personale2.

L’operazione fu coronata da successo e dette coraggio a tante cardiologie che intrapresero in tutta Italia la stessa strada. Proseguendo nell’applicazione delle nuove tecniche, David ebbe il coraggio di cercare di perfezionare l’angioplastica primaria con palloncino con l’impianto di stent, che all’epoca erano metallici: anche in questo caso mugugni e timori, superati dal successo descritto nello studio FRESCO (Florence Randomized Elective Stenting in Acute Coronary Occlusion)3: si riducevano ulteriormente mortalità, riocclusione, reinfarto.

Il modello Firenze ha fatto scuola e grazie a quella esperienza si sono delineate le regole per le reti dell’infarto: la riduzione dei tempi di rivascolarizzazione, la riduzione della necessità di ricorrere a trombolisi a favore dell’angioplastica primaria, la collaborazione tra sistemi di soccorso e tra le Cardiologie è storia degli ultimi venti anni.

Ricordo grandi chiacchierate con David per avere consigli quando, Presidente ANMCO nel 2002, programmavamo infinite ore di formazione sulle modalità organizzative: ricordo il nostro Congresso del 2003 con cardiologi e infermieri di tutte le UTIC d’Italia nel Padiglione Cavaniglia della Fortezza da Basso: 3500 persone ad ascoltare i protagonisti della storia della cardiologia moderna.

L’area Emergenza-Urgenza svolse un grande lavoro di aggregazione ed educazione in tutti quegli anni, impostando una rete formidabile per l’assistenza all’infarto miocardico acuto. Grazie a quel lavoro oggi in tutta Italia non ci sono differenze geografiche nel soccorso ai pazienti con infarto, si sono accorciati notevolmente i tempi della rivascolarizzazione e si è ridotta in maniera impressionante la mortalità.

Questa strada è stata aperta da David Antoniucci al quale va il grazie delle Cardiologie italiane.

Alessandro Boccanelli

UniCamillus - Saint Camillus International University of Health Sciences, Roma

BIBLIOGRAFIA

1. Bolognese L, Reccia MR, Sabini A. Italian contributions to the history of acute myocardial infarction treatment. Minerva Cardiol Angiol 2024;72:32-40.

2. Antoniucci D, Santoro GM, Bolognese L, Valenti R, Leoncini M, Fazzini PF. Primary coronary angioplasty for acute myocardial infarction associated with severe left ventricular dysfunction. Results in 50 patients. G Ital Cardiol 1995;25:1265-71.

3. Antoniucci D, Santoro GM, Bolognese L, Valenti R, Trapani M, Fazzini PF. A clinical trial comparing primary stenting of the infarct-related artery with optimal primary angioplasty for acute myocardial infarction: results from the Florence Randomized Elective Stenting in Acute Coronary Occlusions (FRESCO) trial. J Am Coll Cardiol 1998;31:1234-9.