HO L’IPERTENSIONE ARTERIOSA. COSA DEVO SAPERE?

Padova: Piccin; 2022.

Parlare di ipertensione arteriosa nel 2022 può sembrare un esercizio molto semplice. Il paradigma è elementare: la pressione è alta più del dovuto e causa effetti deleteri su molti organi bersaglio che possono essere protetti riducendo la pressione con interventi semplici quanto intuitivi. Purtroppo, la realtà dei fatti non rispetta le regole della matematica e dice che questa equazione è tanto facile da risolvere quanto disattesa dai suoi presunti risolutori e ciò che ne risulta è un controllo dei valori pressori inferiore a quello presunto e un numero di complicanze superiore a quello auspicabilmente atteso. Ecco perché parlare di ipertensione arteriosa e scrivere di ipertensione arteriosa nel 2022 è ancora estremamente attuale e potrebbe avere un impatto molto favorevole sulla salute cardiovascolare, a patto che chi scrive sappia come entrare nella sensibilità di chi legge attraverso una costruzione logica in grado di coniugare la scienza e la sua ricaduta pratica in un unico flusso informativo, senza soluzione di continuità e senza esibizione di erudizione fine a se stessa.




Il manuale scritto da un grande amico come Paolo Verdecchia ha queste caratteristiche e presenta una sequenza di osservazioni ordinate e logicamente correlate che poggiano sulla solida architettura della sua preparazione di medico e di ricercatore clinico che mai si è fermato al livello superficiale dell’evidenza palese, ma ha sempre analizzato il come ed il perché delle cose spesso con risultati clinicamente illuminanti. I concetti espressi sono quelli che è indispensabile sapere per affrontare la gestione del paziente iperteso in modo corretto ed efficace e forniscono una interpretazione a base avverbiale che tratta in maniera scientificamente sintetica, ma esaustiva il “perché”, il “come”, il “quando” per poi servirsi degli stessi concetti per costruire una sorta di vademecum di comportamenti pratici che, trattati in questo modo, appaiono naturali e ineludibili. Forse la strada per ridurre l’impatto clinicamente sfavorevole dell’ipertensione è proprio quella proposta da Verdecchia nel suo volume che prima fornisce la lettura razionale dell’accesso al problema e poi fa scaturire dalla stessa una serie di elementi di realismo clinico che possiedono il pregio di poter generare un interesse trasversale che può coinvolgere gli estremi della galassia “ipertensione”, cioè medico e paziente, ma anche coloro che nutrono un interesse non professionale per la medicina, ma non si accontentano di dovere sottostare a raccomandazioni che non hanno compreso.

In particolare il manuale di Paolo Verdecchia mostra la capacità di dare continuità al rapporto tra le comprensione delle leggi che regolano la medicina e quelle che condizionano la volontà di apprenderle per metterle in pratica, essendo quest’ultimo l’anello debole di una catena che ha molte definizioni (aderenza, persistenza, inerzia terapeutica, pigrizia mentale, ecc.), ma la cui ricaduta pratica è sempre la stessa: inefficienza. Il sottotitolo del libro è emblematico di questa realtà: cosa devo sapere? E proprio qui sta il problema, non troppo che mi farebbe annoiare né troppo poco che mi impedirebbe di comprendere il perché ed il manuale di Paolo Verdecchia colpisce il bersaglio esattamente al centro: debbo sapere ciò che mi permette di occuparmi della mia ipertensione senza preoccuparmene.

Claudio Borghi

Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

Università degli Studi, Bologna

e-mail: claudio.borghi@unibo.it