IL VIRUS E IL MEDICO


Ci voleva un virus per ridare decoro, dignità e valore al lavoro del medico travolto in questi ultimi anni da una deriva culturale e sociale della sua storica anima ippocratica. La salute è un bene intangibile, non una merce o un valore materiale, un insieme complesso di interventi multidisciplinari garantiti dal ragionamento clinico del medico e dall’organizzazione del sistema sanitario che oggi, in piena pandemia, auspico rifletta e riconsideri il dogma della medicina al servizio delle risorse economiche.

Mentre il lutto ospedaliero continua da più parti a conquistare il ruolo di notizia scandalistica, contro l’ordine delle cose possibili e di una storia naturale propria della biologia, sommessamente da novembre ad oggi il virus COVID-19 mette in crisi l’indissolubile supposto binomio salute-terapia e la solida persuasione che un uomo non muore perché si ammala, ma per una terapia sbagliata.

Ridare dignità al sacrificio del medico e degli operatori della salute, che in prima linea orgogliosi mettono a disposione come veri eroi moderni la propria vita per il nostro Paese, diventa l’imperativo dominante di queste lunghe giornate di necessarie restrizioni. Le testimonianze di solidarietà, stima, vicinanza umana e sociale al ruolo vocativo del medico ridonano finalmente onorabilità, riaffermano l’autonomia e la libertà decisionale di una professione speciale, antica quanto l’uomo.

L’attuale clima di paura generalizzata che si percepisce per il rischio di contrarre l’infezione da nuovo coronavirus invita a riflettere. Siamo stati abituati ad essere protetti da una rete assistenziale e da un sistema sanitario capace di offrire terapie in grado di modificare in misura importante la prognosi e la qualità di vita. Per contro, il disagio scientifico nei confronti di questa epidemia, che avanza come sciame sismico, mette a dura prova l’impegno etico e scientifico del medico sempre pronto, ieri come oggi, ad offrire la sua umanità, esperienza e conoscenza per difendere la vita nel rispetto dei diritti individuali dell’uomo.

Non conosciamo il comportamento del coronavirus, come non sappiamo ancora arginare la sua virulenza, ma sappiamo che le misure di prevenzione e isolamento sociale disposto dal nostro governo sono vitali per tutti noi. Quando la medicina è umiliata dall’incertezza scientifica è l’umanità intera che va in crisi d’identità, perché percepisce la minaccia sul bene primario: la vita. In questi momenti difficili la medicina diventa la forza e l’energia, il medico è il coraggio e la speranza, gli operatori della salute sono gli angeli e le sentinelle del bene, il sistema sanitario resta per tutti il bene comune e il riferimento da seguire.

Solo lavorando insieme responsabilmente potremo combattere la diffusione del virus, proprio come nella storica alleanza medico-paziente, con l’aiuto della cultura sociale, le conoscenze pratiche e la consapevolezza che la medicina non sempre procede per gradi, a volte per rivoluzioni periodiche, come accadrà in questa emergenza in attesa della risposta che verrà dalle rigorose evidenze della ricerca clinica. E quando questo accadrà, quando vinceremo questa sfida, non dovremo dimenticare di coinvolgere i medici nelle complesse scelte della salute, ma ancor di più di investire ed espandere la nostra capacità assistenziale.

In questa devastante dimensione sociale ed economica, in questo storico disagio scientifico e in parte organizzativo, sono oggi più che mai fiero di essere medico, consapevole che solo l’umanizzazione e la scienza potranno riannodare il filo spezzato di una medicina capace ancora di ricevere sorrisi, gratitudine e di guardare al futuro di un abbraccio, perché tutto andrà bene.

Francesco Maria Bovenzi

S.C. Cardiologia, Ospedale San Luca, Lucca

e-mail: fr.bovenzi@gmail.com