Inibitori del fattore XI nella fibrillazione atriale: a che punto siamo?

Simona Giubilato, Davide Capodanno

Riassunto. Il fattore XI (FXI) rappresenta un bersaglio emergente per la prevenzione e il trattamento del tromboembolismo venoso e arterioso in diversi contesti clinici. La sua inibizione farmacologica, attraverso piccole molecole, anticorpi monoclonali, oligonucleotidi antisenso e RNA ad interferenza, è attuale oggetto di sviluppo con l’obiettivo di ottenere un’anticoagulazione efficace con un rischio emorragico ridotto rispetto agli anticoagulanti convenzionali. Studi di fase II hanno esplorato il ruolo degli inibitori del FXI nella tromboprofilassi chirurgica, nella fibrillazione atriale (FA) non valvolare e come terapia aggiuntiva in contesti aterotrombotici acuti come sindromi coronariche acute ed ictus ischemico. Sebbene i dati preliminari su questi composti nel trattamento della FA indichino un profilo di sicurezza incoraggiante, le evidenze disponibili in termini di efficacia restano non del tutto convincenti. Il trial di fase II AZALEA-TIMI 71 è stato interrotto anticipatamente dopo aver documentato una significativa riduzione dell’incidenza di sanguinamenti maggiori con abelacimab rispetto a rivaroxaban. Al contrario, lo studio di fase III OCEANIC-AF su asundexian è stato sospeso per inferiorità nei confronti di apixaban. Trial attualmente in corso, quali LILAC-TIMI 76 e LIBREXIA-AF, saranno determinanti per chiarire il reale profilo di efficacia e sicurezza di questa classe terapeutica e l’ideale popolazione target. Pur rappresentando una potenziale innovazione nel trattamento della FA, gli inibitori del FXI necessitano di ulteriori conferme per definire in maniera chiara e definitiva il loro ruolo nella pratica clinica. La presente rassegna si propone di analizzare il razionale fisiopatologico che supporta l’impiego degli inibitori del FXI, illustrarne le diverse sottoclassi molecolari oggi in sviluppo ed esaminare i risultati dei principali trial clinici condotti fino ad oggi e attualmente in corso su questa innovativa classe terapeutica, al fine di delinearne le prospettive future nella prevenzione tromboembolica nei pazienti con FA.