Scenari clinici complessi e piani terapeutici: limiti attuali, disparità regionali di accesso e proposta di riforma
Scenari clinici complessi e piani terapeutici: limiti attuali, disparità regionali di accesso e proposta di riforma
Michele Senni, Fabrizio Oliva, Massimo Grimaldi, Giovanni Battista Zito, Filippo Anelli, Loreto Gesualdo, Nicola Montano, Francesco Dentali, Gianfranco Sinagra, Ciro Indolfi, Pasquale Perrone Filardi
Riassunto. Lo scompenso cardiaco, la sindrome cardio-nefro-metabolica e la fibrillazione atriale sono condizioni cliniche complesse che pongono importanti sfide cliniche, organizzative ed etiche. Sebbene i piani terapeutici (PT) siano nati per garantire appropriatezza e tracciabilità prescrittiva, nella pratica si traducono in una barriera burocratica che può ritardare l’accesso a terapie salvavita e aumentare le disuguaglianze regionali. In considerazioni delle evidenze cliniche, economiche e organizzative, il superamento dei vigenti PT rappresenta un’opportunità di riforma mirata a migliorare la tempestività delle cure, la continuità terapeutica e l’equità di accesso. In tale contesto la recente delibera AIFA del 4 luglio 2025, che ha abolito il PT per gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2, rappresenta un’importante svolta normativa e operativa. L’abolizione di questo vincolo prescrittivo costituisce non solo un riconoscimento della comprovata sicurezza e maneggevolezza di questa classe di farmaci, ma anche un modello di riferimento per possibili future revisioni regolatorie. In questa ottica, il presente contributo estende la riflessione ad altri farmaci ad alto impatto, come gli inibitori del recettore dell’angiotensina e della neprilisina, il vericiguat e gli anticoagulanti orali diretti, tuttora soggetti a PT nonostante un’ampia base prescrittiva e un profilo beneficio- rischio favorevole. Si ritiene pertanto che il superamento delle barriere prescrittive costituite dai PT non sia solo un’esigenza clinica, ma anche un imperativo organizzativo ed etico, al fine di non ritardare o limitare l’accesso alle cure.