Trapianto cardiaco da donatori in morte cardiocircolatoria: panoramica attuale e sfide future

Sofia Martin-Suarez, Luca Botta, Giuseppe Barberio, Filippo Londi, Silvia Snaidero, Margherita Careddu, Maria Francesca Scuppa, Erika Cordella, Davide Pacini

Riassunto. Nel trattamento delle cardiopatie terminali, il trapianto cardiaco costituisce sovente l’unica opzione praticabile, in particolare in termini di sopravvivenza e di qualità della vita. Lo sviluppo e l’ottimizzazione della terapia medica ha ridotto in modo significativo la mortalità dei pazienti con cardiopatia consentendo loro di raggiungere gli stadi terminali della malattia e quindi aumentando il numero dei possibili candidati a trapianto. Una risposta, seppur parziale, a tale crescente domanda è fornita dai progressi tecnologici nello sviluppo di macchine atte a vicariare la funzione cardiaca. Parallelamente, il pool di donatori rimane insufficiente a rispondere alla domanda trapiantologica, seppur incrementato grazie a strategie multiple, in particolare l’aumento dell’età dei donatori, le campagne di sensibilizzazione, la ricerca sullo xenotrapianto e l’utilizzo di cuori da donatori con criteri di morte cardiocircolatoria. Convenzionalmente, a partire dal 1968, la morte dei donatori viene accertata con criteri cerebrali; l’impiego dei criteri cardiocircolatori per l’accertamento di morte, di recente riscoperta, si è limitato a lungo al prelievo di organi distinti dal cuore, anche in ragione delle significative differenze tra le normative dei vari paesi. In Italia, la legge impone 20 min di asistolia elettrica per accertare il decesso, un tempo superiore ad altri paesi; tale prescrizione ha generato dubbi sulla ripresa dell’attività cardiaca e ha limitato l’uso di tali donatori per il prelievo di cuore nel nostro Paese. Tuttavia, grazie alla collaborazione di esperti, dal maggio 2023 sono stati sviluppati protocolli per includere con successo donatori con criteri di morte cardiocircolatoria nel pool di donatori di cuore. La presente rassegna si propone di fornire alla comunità medica un’analisi dettagliata degli aspetti etici, legislativi, tecnici, clinici e scientifici che hanno reso possibile l’apertura di una nuova era nella trapiantologia, con particolare riferimento al trapianto cardiaco. Tale innovazione assume una rilevanza storica paragonabile al primo trapianto di cuore eseguito nel 1967, segnando un punto di svolta fondamentale nella cura delle cardiopatie terminali.