Razionale. La fibrillazione atriale è la più frequente aritmia registrata nelle pratica clinica, e condiziona il 10% circa delle consulenze cardiologiche effettuate al pronto soccorso del nostro ospedale. Scopo dello studio è stato valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento con flecainide o propafenone in confronto ad un gruppo di controllo.
Materiali e metodi. Dal 1° gennaio 1995 al 31 dicembre 1998 abbiamo arruolato 352 pazienti (167 maschi e 185 femmine, età media 59 ± 12 anni), 138 trattati con flecainide, 164 con propafenone e 50 pazienti di controllo, giunti al nostro pronto soccorso per fibrillazione atriale di recente insorgenza (< 72 ore). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a trattamento infusivo, seguito da trattamento orale, ed in tutti è stato monitorizzato l’elettrocardiogramma per almeno 24 ore.
Risultati. La riconversione a ritmo sinusale è stata ottenuta nel 72.5, 80.4, 86.2 e 89.8% dei pazienti nel gruppo flecainide; nel 54.3, 68.3, 75 e 92.1% nel gruppo propafenone; nel 22.2, 27.8, 35.2 e 46.3% nel gruppo controllo, rispettivamente a 1, 3, 6 e 24 ore dall’inizio del trattamento. Il trattamento con flecainide ha mostrato una più rapida riconversione a ritmo sinusale (p < 0.005 a 1 ora, p < 0.05 a 3 ore, p = 0.05 a 6 ore); senza sostanziali differenze, invece, è risultata la percentuale di riconversioni a 24 ore (p = NS).
Conclusioni. Effetti indesiderati registrati durante il monitoraggio elettrocardiografico sono insorti in percentuali sovrapponibili nel gruppo trattato con flecainide ed in quello trattato con propafenone, in numero lievemente minore nel gruppo controllo. In nessun paziente sono state indotte aritmie ventricolari complesse.