Ictus embolico di origine indeterminata: una nuova sfida per il cardiologo
Ictus embolico di origine indeterminata: una nuova sfida per il cardiologo
Letizia Riva, Giuseppe Di Pasquale
RIASSUNTO: L’ictus embolico di origine indeterminata (ESUS) costituisce una nuova entità clinica che richiede un work-up diagnostico accurato che deve coinvolgere il cardiologo dal momento che in molti casi è possibile riscontrare una patologia cardioembolica occulta. In assenza di fibrillazione atriale subclinica identificabile attraverso monitoraggio ECG prolungato, tra le cause potenziali di ESUS sono state riconosciute la cardiomiopatia atriale, la disfunzione ventricolare sinistra o lo scompenso cardiaco, le placche aortiche e la pervietà del forame ovale. Stabilire il nesso di causalità con l’ESUS spesso è complesso e dal punto di vista terapeutico la sfida è aperta perché i trial clinici randomizzati finora eseguiti non sono riusciti a dimostrare una superiorità degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) rispetto all’aspirina in questi pazienti. In casi selezionati di pazienti con scompenso cardiaco in assenza di fibrillazione atriale, ma con CHA2DS2-VASc score elevato, o con placche aortiche associate a componente trombotica, la terapia anticoagulante con DOAC potrebbe essere presa in considerazione dato il razionale fisiopatologico, ma con il limite dell’assenza di evidenze provenienti dai trial clinici.