La stimolazione cardiaca temporanea: dopo 50 anni una metodica ancora giovane

Raimondo Calvanese, Manuel Antonio Conti, Amir Kol, Carlo Pignalberi, a cura dell’Area Aritmie ANMCO

RIASSUNTO: Dopo più di 55 anni la stimolazione cardiaca temporanea (SCT) è ancora utilizzata quotidianamente come metodica salva-vita in pazienti con bradiaritmie associate a compromissione emodinamica. Pertanto nelle competenze cliniche del cardiologo che lavora in unità di terapia intensiva cardiologica non può mancare l’expertise nel posizionamento del pacemaker temporaneo. Nonostante la sua capillare diffusione, tuttavia le evidenze scientifiche che supportano la SCT non sono particolarmente robuste e negli ospedali italiani vi è ancora una consistente eterogeneità di comportamenti che riguardano la gestione di alcuni aspetti ad essa correlati come le indicazioni, la profilassi antibiotica e la profilassi tromboembolica. In considerazione del rischio non trascurabile di complicanze, le linee guida europee del 2021 ribadiscono che, se possibile, è preferibile evitare la SCT prima dell’impianto di un dispositivo e comunque la durata della SCT deve essere quanto più breve possibile. Negli ultimi anni le indicazioni alla SCT in urgenza sono andate progressivamente riducendosi mentre sono aumentate le indicazioni alla SCT ad alta frequenza nel corso di valvuloplastiche aortiche ed impianto transcatetere di valvola aortica.