Il paziente ipossico in unità di terapia intensiva cardiologica: dalle cannule nasali all’intubazione oro-tracheale

Carlotta Sorini Dini, Serafina Valente, Paolo Trambaiolo, Alberto Genovesi Ebert, Emanuele Tizzani, Michele Massimo Gulizia, Domenico Gabrielli, Fabrizio Oliva, Furio Colivicchi, a nome del club delle UTIC ANMCO

RIASSUNTO: L’insufficienza respiratoria acuta è una complicanza frequente nei pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva cardiologica ed è associata ad una peggior prognosi a breve e lungo termine. L’insufficienza respiratoria acuta può essere gestita con l’ossigenoterapia convenzionale o vari tipi di supporto come le cannule ad alto flusso, la ventilazione non invasiva fino alla ventilazione meccanica invasiva, in base alle condizioni cliniche ed emogasanalitiche del paziente. Questi supporti respiratori hanno effetti non soltanto sugli scambi respiratori ma anche sull’emodinamica dei pazienti, soprattutto se cardiopatici critici e il cardiologo intensivista deve quindi conoscerli accuratamente. Al cardiologo intensivista è quindi richiesto di saper fare una diagnosi precoce di insufficienza respiratoria acuta, saperla gestire con la scelta del supporto respiratorio più adeguato, facendo un attento e continuo monitoraggio per cercare di ottenere un miglioramento della prognosi ed evitare il ricorso alla ventilazione meccanica invasiva.