Trattamento della fibrosi cardiaca: dagli antagonisti neuro-ormonali alle cellule CAR-T

Paolo Morfino, Alberto Aimo, Vincenzo Castiglione, Michele Emdin

RIASSUNTO: La fibrosi cardiaca è caratterizzata dalla deposizione di elementi della matrice extracellulare tra le cellule del miocardio, in seguito ad eventi di danno tissutale sia acuto che cronico, risultando nel rimodellamento e irrigidimento del tessuto cardiaco. La fibrosi gioca un ruolo importante nella patogenesi di molti disturbi cardiovascolari, tra cui lo scompenso cardiaco e l’infarto miocardico. Diversi studi hanno identificato i fibroblasti, che vengono indotti alla differenziazione in miofibroblasti in risposta a vari tipi di danno, come uno dei principali protagonisti dell’intero processo fibrotico. Non esistono al momento farmaci ad azione primariamente anti-fibrotica approvati per l’uso clinico, in quanto le evidenze di un’efficacia clinica di questi farmaci sono estremamente limitate, nonostante i numerosi risultati incoraggianti da studi sperimentali. Un nuovo approccio è rappresentato dall’impiego di chimeric antigen receptor T cells ingegnerizzate in vivo tramite nano-particelle lipidiche contenenti mRNA codificante per un recettore diretto contro la fibroblast activation protein, espressa dai fibroblasti cardiaci attivati. Tale strategia si è rivelata sicura ed efficace nel ridurre la fibrosi miocardica e migliorare la funzionalità cardiaca in modelli murini di fibrosi cardiaca e andrà valutata in studi clinici dedicati.