Cuore artificiale totale: passato, presente e futuro

Gina Mazzeo, Alessandra Francica, Daniela Piani, Marina Comisso, Marco Russo, Vittoria Lodo, Matteo Matteucci, Gianpiero Buttiglione, Grazia Santoro, Francesco Pollari, Fabio Barili, Alessandro Parolari

RIASSUNTO: Ogni anno a circa 5 pazienti su 1000 viene fatta diagnosi di scompenso cardiaco avanzato, con una prevalenza dell’1-2% nella popolazione adulta; prevalenza probabilmente sottostimata considerando tutte le diagnosi misconosciute. Tuttavia, nonostante la terapia medica per lo scompenso abbia fatto passi da gigante negli ultimi anni, la mortalità rimane ancora del 20% ad 1 anno e del 50-60% a 5 anni dalla diagnosi; per i pazienti con grave insufficienza cardiaca e scompenso cardiaco terminale può aumentare fino al 70% ad 1 anno. Il trapianto cardiaco rimane il trattamento di scelta per le fasi terminali della malattia; tuttavia, la discrepanza tra donatori e riceventi resta ancora oggi una problematica rilevante. In questo panorama, le assistenze meccaniche al circolo sia a breve (ossigenazione extracorporea a membrana) che a lungo termine (dispositivi di assistenza ventricolare sinistra) hanno guadagnato sempre più spazio, riuscendo effettivamente a traghettare verso il trapianto tutti quei pazienti le cui condizioni cliniche non permettano l’attesa di un nuovo cuore o siano esse stesse una controindicazione al trapianto (es. ipertensione polmonare severa non reversibile, insufficienza d’organo acuta); vi è tuttavia una quota sempre più consistente di pazienti in lista per trapianto cardiaco che sviluppa una severa disfunzione biventricolare e che pertanto è esclusa dalla possibilità di impianto di assistenza ventricolare sinistra come bridge al trapianto. In questo particolare sottogruppo di pazienti il cuore artificiale totale può costituire un’opzione terapeutica.